GP di Australia, Max Verstappen vince a Melbourne un Gp folle. Ferrari, zero punti e una sfortuna grande così
Il podio resta l'unica cosa giusta di una gara folle, perché oltre a Verstappen c'è stata la super prestazione di Lewis Hamilton e di Fernando Alonso. Week end disastroso per la Ferrari

A Melbourne, nella saga della follia messa in scena da qualche Frankstein della F1, vince Verstappen e questa non è più una notizia. Quest’anno va così. Dovremo farci l’abitudine al sorriso freddo di Max e a quello estasiato di Horner, come se si godesse Miss Mondo sul podio. Secondo Hamilton, e occhio alla Mercedes che sta facendo passi da gigante e rivoluzionando la macchina. Terzo Alonso, che ormai s’è abbonato al podio. La Ferrari? Sainz dodicesimo, cioè ultimo, ma finito lì per una decisione dei giudici dopo una ottima gara finalmente, in splendida rimonta dall’undicesimo posto, provocato da un pit stop sfortunato con bandiera rossa al seguito, al quarto. Leclerc fuori gara dopo tre curve appena, testacoda e macchina sulla ghiaia. La miglior Ferrari vista fin qui ha collezionato zero punti, un risultato che la dice lunga su tante cose, sulle colpe di Maranello - macchina sbagliata, aerodinamica da cambiare e lentezza nel capirlo - e sulla sfiga, una sfiga grossa così che non molla più la Sf-23. «Abbiamo fatto evidenti passi avanti e pensiamo di migliorare ancora da qui in avanti», dice Vasseur. Visto com’è andata fino adesso sarebbe meglio stare più cauti e coperti. Secondo qualcuno già da Baku, al prossimo Gran Premio, dovremmo vedere in pista una Rossa completamente rinnovata. Secondo altri bisogna aspettare Imola, se non addirittura Barcellona. In un caso o nell’altro, di vincere quest’anno non se ne parla.
Anche se per come viene gestita adesso la F1, perdere o vincere rischia di diventare un terno al lotto, tanto non è quello che conta davvero. Il divertimento è la cosa più importante, lo spettacolo. Come si è visto a Melbourne, in un Gran Premio folle taroccato dai giudici di gara in funzione di uno spaghetti western da girare su un autodromo. Tre bandiere rosse, tre partenze e un Far West finale, una rissa da saloon con i cadaveri delle macchine sparsi sul percorso, a beneficio esclusivo di uno spettacolo abbastanza delirante, perché poi si riparte di nuovo - e quattro! - ritornando alle posizioni precedenti, come se quella follia da circo di bolidi che sgasano e si azzuffano con clangori di ferraglia non fosse mai esistita. Peccato per le Alpine che hanno distrutto le loro monoposto e per Sainz punito da una penalità e retrocesso in ultima posizione per una cosa che poi è stata cancellata. Se questa è la Formula Uno del futuro evitiamo di parlare ancora di sport. E’ uno show demenziale, senza una logica, con le regole che cambiano a ogni gran premio in maniera assurda e casuale. Due anni fa Verstappen ha rubato così un mondiale a Hamilton. Quest’anno il dominio della Red Bull è talmente grande che possono pure inventarsi tutto quel che gli pare tanto sarebbe impossibile impedirle di vincere e stravolgere la classifica. Ma per tutto il resto che senso ha questa follia? Nel cuore di questo show demenziale, poi, c’è la sfortuna che perseguita la Ferrari, una nuvoletta nera di Fantozzi che la segue dovunque vada. Ogni volta ce n’è una. E per Charles Leclerc è davvero una stagione maledetta: la macchina che doveva essere «la più veloce di sempre», come aveva sparato un po’ incautamente il giorno della presentazione Benedetto Vigna, e che invece fino adesso andava addirittura più piano dell’anno scorso, il ritiro in Bahrain, il settimo, anonimo e mortificante piazzamento in Arabia Saudita e ora questa scalogna nera nel Gran Premio dell’Australia.
A Melbourne la sua gara è durata poche centinaia di metri, giusto il tempo di una partenza perfetta che lo stava portando dal settimo al quarto posto, poi testacoda alla curva tre e SF-23 bloccata sulla ghiaia. Charles stava provando il sorpasso all’esterno su Fernando Alonso, quando Lance Stroll sull’altra Aston Martin è arrivato leggermente lungo e frenando di colpo ha perso il controllo della sua monoposto, finendo per toccare con l’anteriore la Ferrari del monegasco. La rossa numero 16 si ferma lì guardando sfilare la corsa davanti ai suoi occhi. La Direzione di gara certifica che è «stato un contatto di gara» e che per questo non verrà fatta nessuna investigazione. Per Leclerc è davvero un colpo molto duro. Il Gp d’Australia dimostra che qualcosa sta migliorando nelle prestazioni della Sf-23, la Red Bull è ancora lontana, ma almeno sta tornando sui tempi dell’anno scorso, a tiro dell’Aston Martin e della Mercedes, e un pilota veloce come il principino qui avrebbe anche potuto puntare al podio. Certo, nonostante il passo avanti di Melbourne, resta un problema ancora insoluto, quello della gestione gomme, che le monoposto di Maranello continuano ad avere in misura nettamente peggiore rispetto alle altre vetture. Ma oggi avrebbe potuto davvero essere il giorno del riscatto. E invece finisce che Charles è col morale sotto i piedi e ora deve trovare la forza dentro di sé per rialzare la testa. «Non ne gira una giusta...», dice, volto sconsolato e occhi tristi. «In curva tre c’era lo spazio all’esterno in fase di frenata, nessuno ha sbagliato e non è colpa di nessuno, è stato un incidente di gara. Ma la frustrazione è grossa, sono tre gran premi che non ne va bene una, è andato sempre tutto storto, tra i problemi e la penalità e oggi questo incidente. La stagione è lunga, ma abbiamo davvero troppi pochi punti e dobbiamo riprenderci».
Adesso si va in pausa. A Maranello avranno un po’ di tempo per correre ai ripari. Devono correggere una macchina sbagliata e cambiare l’aerodinamica per migliorare la gestione gomme. Ci rivediamo a Baku. E tra le parole al vento e tutta la sfiga che c’è, è meglio non farsi troppe illusioni.