Vince Perez, ma la F1 scopre Russell. La Ferrari pensa al futuro: si comincia dal telaio
Nel Gran Premio senza Sua Maestà Lewis Hamilton, fermato dal Covid, succede davvero un po’ di tutto e alla fine ci viene persino da pensare che questa volta avrebbe anche potuto accadere l’incredibile con Charles Leclerc, nonostante la sua carriola, se non si fosse fermato subito al primo giro, mentre tentava il tutto per tutto cercando di infilare Verstappen alla curva 4. Invece ha toccato la Racing Point di Perez e si è fermato, mentre Verstappen è andato a sbattere contro le barriere. Fuori tutt’e due. E al termine degli 87 giri ha vinto proprio Sergio Perez, che era ripartito dopo l'incidente dal fondo del gruppo. Assieme a lui sul podio, Esteban Ocon e l’altra Racing Point di Lance Stroll.
Non c’è una Mercedes sul podio, non c’è una Ferrari, non ci sono i soliti noti di quest’anno, Bottas, Verstappen e Hamilton. Ma in un Gran Premio così folle, è successo persino che la Mercedes sbagliasse il pit stop, un pasticcio da oggi le comiche scambiando le gomme di Bottas e George Russel, che nei box dei disciplinatissimi tedeschi è una cosa molto rara da vedere. Chi ci ha rimesso più di tutti è stato il giovane Russel, seduto sulla monoposto di Sua Maestà e autore fino a quel momento di una prova più che autorevole, condotta in testa per lunghi tratti, umiliando Bottas. Il folle Gp del Bahrein ha premiato sul traguardo il messicano Perez, che non ha ancora una macchina per la prossima stagione.
E le Rosse? Fuori Leclerc, dodicesimo Vettel
In realtà alla Ferrari hanno altro da pensare adesso. Meglio evitare il presente con tutte le sue umiliazioni e guardare davanti, al domani. Mattia Binotto, che volente o nolente ha messo la sua firma sulla carriola che Maranello ha avuto l’insospettabile coraggio di mandare in giro per il mondo a collezionare penose figuracce, nelle ultime settimane s’è chiuso nel suo ufficio per concentrarsi 24 ore su 24 solo sui progetti del 2021 e 2022: per il prossimo anno non c’è molto da fare perché il regolamento impedisce grandi innovazioni, ma fra due stagioni il discorso è diverso. E allora giù a testa bassa, con la consapevolezza che questa volta è vietato sbagliare. E’ stata sua la decisione di trasferire Simone Resta, il responsabile dell’area telaio, alla Haas, il team americano satellite che farà debuttare Mick Schumacher, fresco vincitore del titolo della Formula 2, in F1: «Questo passaggio rappresenta un’ulteriore tappa del processo di continua evoluzione della nostra squadra».
A dir la verità, questa mossa qualche dubbio lo provoca, ma oggi come oggi cos’è che può non renderci scettici di quello che viene fatto alla Ferrari? Simone Resta, pupillo di Sergio Marchionne, è l’autore di monoposto felici come quelle del 2017 e del 2018, che anche quando non vincevano almeno correvano, e soprattutto ha pochissime responsabilità, e forse addirittura nessuna, sulla monoposto 2020 che ci è toccato veder arrancare ogni domenica come un trabiccolo in mezzo ai bolidi, dal momento che era rientrato in Ferrari solo nell’agosto 2019, quando il progetto era ormai definito. In un posto normale questo dovrebbe essere già un motivo più che valido per tenerselo stretto. Marchionne l’aveva appena spedito nel 2018 all’Alfa Romeo a fare il direttore tecnico. Richiamato alla Casa Madre, non ci è rimasto molto. Voci di corridoio parlavano di dissapori fra lui e Binotto. Ma Resta in un’intervista le ha smentite.
Al suo posto è quasi certa la nomina di Ernesto Cardile, 45 anni, da Arezzo, dal 2005 alla Ferrari, e dal 2016 alla gestione sportiva come Head Aero Development fino al 2019, quando è diventato Head of Aerodynamics and Vehicle Project Manager. Le solite voci di corridoio rilanciano anche la possibilità di qualche sorpresa e di una nomina esterna all’area telaio per sostituire Resta. Qualunque sia la decisione, in ogni caso è vietato sbagliare, perché dopo le comiche di quest’anno non riusciamo a immaginare che cosa ci possa essere di peggio. Dal 2021 sarà in vigore il budget cap (145 milioni di tetto massimo di spesa per ogni squadra). La maggior parte delle risorse economiche sarà investita nella rivoluzione del 2022, con il ritorno della macchine a effetto suolo. La competitività della Ferrari 2021 dipenderà per prima cosa da quanti cavalli riuscirà a recuperare sui rivali. Lo scarto sulla Mercedes è di 40 cavalli: impossibile anche solo pensare di avvicinarci. Forse è un po’ più realistico colmare il gap con Honda e Renault. Ma è anche qui è meglio non farsi troppe illusioni, perché il regolamento consente solo piccoli interventi. Bisognerà concentrarsi sul telaio, proprio l’area di cui era responsabile Simone Resta, e vogliamo credere che Binotto, chiuso nel suo ufficio a testa bassa, abbia scelto con giudizio. Un altr’anno a far ridere gli altri sarebbe troppo demoralizzante. Dev’essere per questo che incrociamo le dita. Speriamo bene.