Nell'anno di Max Verstappen, un passo alla volta sta tornando la Ferrari
Se il pilota olandese ha piazzato un colpo che potrebbe rivelarsi decisivo, anche a Maranello il vento forse è cambiato

Il timbro su questo mondiale chissà che non l’ha messo Austin, Texas. Qui, in questa capitale dello Stato, nella contea di Travis, in un circuito dai lunghi rettilinei dove la Mercedes partiva sulla carta con i grandi favori del pronostico, Max Verstappen ha piazzato un colpo che potrebbe rivelarsi decisivo. Vince quasi allo sprint, conservando con le unghie e con i denti il vantaggio accumulato nei pit stop, vedendosi risucchiare da dietro dalla rimonta rabbiosa di Lewis Hamilton, vince penando le pene dell’inferno, ma alla fine nessuno ti regala niente se vuoi stare in cima al mondo e adesso da lassù può guardare il suo rivale da 12 punti di distanza.
A cinque Gran Premi dal traguardo non è un vantaggio da poco, considerando poi che già le prossime due tappe, in Messico e in Brasile, sembrano più favorevoli all’olandese. Il pilota della Red Bull non ha sbagliato niente, ha fatto una corsa da veterano con qualche rinuncia alla sua abituale aggressività, gestendo l’usura delle gomme con saggezza per riuscire a resistere nel rush finale. Anche Lewis non ha niente da rimproverarsi. Se bisogna trovare un colpevole a tutti i costi, forse bisogna cercarlo dietro le quinte, al box. Perché la strategia della Mercedes un po’ di dubbi li lascia. Hamilton era partito benissimo, superando il rivale e mettendosi in testa. Ma poi, quando Verstappen ha cambiato le gomme, hanno deciso di tenerlo in pista per tre giri, durante i quali ha perso tutto il vantaggio che aveva più i sei secondi con cui è rientrato dopo il pit stop ritardato.
Quanto contano i particolari, in uno sport sempre più caratterizzato dalla velocità e dalla supertecnologia, lo sa bene la Ferrari, che proprio per un errore - il solito errore - ai box con il pit stop di Carlos Sainz, ha perso posizioni e punti importanti nella sua rincorsa alla McLaren. I tre secondi in più con cui sono state cambiate le gomme della Ferrari, ha impedito al pilota spagnolo di rientrare davanti a Ricciardo, esponendolo poi al sorpasso finale di Bottas. Settimo posto all’arrivo. E’ andata meglio a Charles Leclerc, quarto all’arrivo a sette secondi da Perez, a metà strada fra i dominatori della stagione, Red Bull e Mercedes, e il gruppo dei normali, ben distanziati dietro di lui. Come sottolinea Mattia Binotto, «Charles ha ottenuto un buon risultato per quel che sono i nostri mezzi oggi». Che sono in grande spolvero rispetto ai primi gran premi, ma non ancora al livello dei migliori.
Resta in ogni caso la soddisfazione del pilota monegasco, che sperava persino di chiudere la gara sul podio: «Il terzo posto lo vedevo e ci speravo. Non ce l’ho fatta, ma il risultato è lo stesso ottimo. Devo dire un grande grazie agli ingegneri per gli sviluppi che ci sono stati quest’anno. Tutto sta andando bene per adesso, e questo ci dà grande fiducia per il futuro. Su questa pista francamente nessuno alla vigilia poteva pensare di conquistare un quarto posto come quello che abbiamo preso oggi. Questo week end ha rappresentato una sorpresa positiva per tutti noi».
Resta davvero il rammarico per l’errore ai box con Carlos Sainz, come sottolinea Binotto: «Quel pit stop oggi ci è costato potenzialmente due posizioni in pista. Sappiamo che su questo dobbiamo migliorare molto. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: nonostante tutto abbiamo guadagnato quattro punti sulla Mclaren, su una pista che ci vedeva svantaggiati».
Adesso ci si rivede tutti in Messico. E da domani, Lewis Hamilton deve provare a dimenticare Austin, e farlo il più in fretta possibile. Al termine della gara era abbastanza abbacchiato. Perchè il vento che tira non è più quello degli ultimi anni, quando anche se sbagliava qualcosa la Mercedes riusciva a rimediare e rimettere a posto i cocci, tanto era grande il divario con gli avversari. Ora anche il minimo errore lo paga caro. E si trascina dietro il problema Bottas: sarà un caso, ma il finlandese ha fatto una sola gara perfetta, quella vinta in Turchia, quando Hamilton era partito dalle retrovie ed era lontano dalla lotta per la vittoria. Per il resto ha corso come qui ad Austin, dove toccava a lui rimontare e si è invece limitato a un mediocre compitino. Per sorpassare il povero Sainz che aveva la macchina danneggiata per una sportellata di Ricciardo ci ha messo un’eternità. Dice tante cose tutta questa fatica: l’anno scorso gli sarebbe bastato fare un fischio e levarlo di mezzo. Quest’anno lui non ne ha più tanta voglia. E poi guardiamo anche il bicchiere mezzo pieno come dice Binotto: magari lentamente, ma piano piano, un passo alla volta, la Rossa sta tornando. Forse il vento è cambiato anche a Maranello.