La Ferrari illude e poi delude. Solito trionfo Mercedes anche in Giappone. Come correre ai ripari?
Sembrava troppo bello per essere vero, con Vettel e Leclerc a impadronirsi delle qualifiche. Ma come dice Toto Wolff, "quando comincia la gara è tutto diverso". E alla fine primo è Vallteri Bottas

Prima la fantastica pole della Ferrari, e poi la solita vittoria Mercedes. Anche in Giappone è finita così. Sembrava troppo bello per essere vero, con Vettel e Leclerc spuntati all’improvviso a impadronirsi delle qualifiche, promettendo una corsa al comando e sognando già la doppietta. Ma come dice Toto Wolff, principal Manager Mercedes, "quando comincia la gara è tutto diverso". E alla fine primo è Vallteri Bottas, e secondo un eroico Vettel che dopo essersi giocato la pole con una disastrosa partenza, resiste agli assalti di un Lewis Hamilton leggermente arrabbiato e nettamente più forte. Perché la verità è che dopo tre indiscutibili sconfitte, nello spazio da Spa a Singapore, i signori di Stoccarda si sono buttati al lavoro, hanno aggiunto qualche modifica, ritoccato qualcosa e aggiustato qualcos’altro e tutto è tornato come prima. Cioé, tutto è tornato come è sempre stato in questa stagione abbastanza maledetta per la Ferrari, con le rosse che promettono sfracelli e i tedeschi che si nascondono ogni volta, pronti a venir fuori quando il gioco si fa duro e prendersi sempre il piatto intero. Mai come quest’anno il dominio delle Frecce d’argento è stato così netto e incontrastato. E mai come quest’anno Maranello ha continuato a illudere tutti, a cominciare da se stessa.
Illusione e delusione
Basta guardare la storia della stagione. La SF90 era nata bene, anzi benissimo, e lo aveva dimostrato nei test invernali di Barcellona, soprattutto quelli della prima settimana (of course...). Prima di partire con la gara d’apertura in Australia, Toto Wolff giocava al gatto con il topo: si nascondeva e ripeteva solo che a loro toccava inseguire, che la favorita quest’anno era la Ferrari. Come no. Poi si parte davvero, la Mercedes fa doppietta e la Rossa sparisce. E dopo si continua e la musica non cambia, un trionfo dietro l’altro, mentre Red Bull e Verstappen cominciano pure a sorpassare sistematicamente Leclerc e Vettel. A questo punto, a Maranello dedidono di correre ai ripari e anticipano i cambiamenti del prossimo anno.
I risultati si vedono: non tanto a Spa e Monza, due circuiti decisamente favorevoli alla Ferrari, ma soprattutto a Singapore, dove invece sarebbe toccato alla casa tedesca avere vita facile. Il titolo ormai non è più in discussione, tanto è il divario accumulato nella prima parte della stagione da Hamilton e Bottas: a Lewis sarebbe bastato arrivare sempre quinto nelle gare che restavano per aggiudicarsi il mondiale. Ma i tedeschi sono tedeschi mica per caso. A loro piace fare i padroni.
E così in quattro e quattr’otto rimettono le cose a posto. Soprattutto rimettono al suo posto la povera Ferrari, che aveva provato ad alzar la testa. Il sistema è il solito: giocano al gatto con il topo. Loro si divertono un mondo e per gli altri la batosta è ancora più sonora. Così ogni volta le qualifiche le dominano i piloti di Maranello, e mentre il circo si spreca in panegirici virtuosi e grandi sogni di rivincita, loro definiscono meglio i dettagli, curano a fondo i particolari e poi, come dice bene Toto Wolff «quando comincia la gara è tutto diverso». Il gioco è un po’ crudele, soprattutto perché dall’altra parte non l’hanno ancora capito, ci sperano tutte le volte e ci credono pure. E alla fine fanno un po’ tenerezza, con quell’aria sbigottita senza neanche più le lacrime per piangere, mentre i padroni se la ghignano. Ma si sa che i tedeschi quando si mettono di buzzo buono non badano tanto a queste cose.
Il Giappone è stato perfettamente esemplificativo. Qualifiche stupende, primo Vettel e secondo Leclerc e Binotto non riesce a trattenere sorrisi compiaciuti. Poi al via, mentre i telecronisti già urlano di gioia, pregustando chissà quali trionfi, precipitiamo tutti all’improvviso nel mondo reale, che in Formula 1 parla una strana lingua, molto difficile, ya nein e kaput. Guardatevi la partenza, appena si spengono le luci. Vettel scatta pure un po’ in anticipo, anche se nei limiti consentiti, come stabiliscono i sensori, e poi resta a guardare gli altri che scappano. Giro su giro, Bottas che s’è piazzato in testa aumenta il suo vantaggio.
E Hamilton costretto a inseguire per via delle gomme usurate, fa un giro veloce pazzesco, stracciando letteralmente i tempi della Ferrari, a testimonianza che quando il gioco si fa duro non ce n’è proprio per nessuno. La prossima volta è probabile che la musica si ripeta da capo. Perché i tedeschi sono anche fatti così. Non sono mai sazi. E se fossimo di casa a Maranello saremmo molto preoccupati per il prossimo anno. Perché per salvare la stagione lo hanno già anticipato. I crucchi invece no. E continueranno a fare i gatti con i topi.