Primo Verstappen, secondo Hamilton. Tanto rumore per niente. La Ferrari? Sfortunata, è fuori di dubbio
Certo, se si pensa all’anno scorso, i progressi della Rossa sono eccezionali. E di sicuro il gap con i più forti si è ridotto.

E’ finita come doveva finire, senza tutti quegli incidenti, la pioggia, la bandiera rossa, la Safety Car, senza gli errori e il caos: primo Verstappen, secondo Hamilton. Tanto rumore per niente. Le Ferrari in chiaro e scuro. E’ stata sfortunata, è fuor di dubbio: prima della bandiera rossa, Leclerc aveva 30 secondi di vantaggio su Norris, Hamilton era ormai fuori gara e davanti c’era solo la RedBull di Max. Secondo posto assicurato. Ma alla ripresa della gara, la McLaren s’è bevuta la Rossa in un soffio, e non c’è stato più niente da fare. Poi da dietro è arrivato Hamilton come un fulmine e alla fine è rimasto lo scorno (Leclerc quarto e Sainz quinto), ma anche qualcosa di più di una sensazione: al netto dei pasticci e della bravura dei piloti, la McLaren è più forte della Ferrari. Come testimonia la classifica costruttori, il Cavallino non è il primo dei perdenti, come annunciavano a Maranello, ma sta in mezzo al gruppo, al quarto posto.
Certo, se si pensa all’anno scorso, i progressi della Rossa sono eccezionali. E di sicuro il gap con i più forti si è ridotto. Ma è altrettanto evidente che non basta ancora. Per di più, la Mercedes è così concentrata sul prossimo anno, quando la rivoluzione cambierà la Formula 1, che non sembra dare troppa cura a quello che gli capita adesso, tanto anche andando al rallentatore si sente più forte. A Imola più di uno ha pensato che questa era una giornata nera per la Mercedes. Bottas in crisi e Hamilton sulla ghiaia che non riusciva manco a ripartire. E invece no. C’è sempre uno stellone che aiuta quelli più forti. Anche perché loro sanno cosa farsene. Al contrario dei più deboli. Appena Lewis s’è rimesso in pista a scartamento ridotto, con il muso che bruciava l’asfalto, per tornare ai box a riparare la vettura e perdere posizioni, minuti e gara, ecco il colpo di fortuna che non ti aspetti: e sono proprio i piloti con la targa Mercedes che glielo danno, quello di quest’anno e quello del prossimo, Bottas e Russell, che si toccano duro durante un sorpasso in curva e distruggono le macchine lasciando i pezzi sul percorso. Bandiera rossa, e bisogna rifare tutto. Hamilton è salvo, riparte dal nono posto, ma in scia alla Safety Car, anziché in fondo a tutti e doppiato.
Da lì in avanti il campione del mondo il suo stellone ha saputo meritarselo. Un sorpasso dietro l’altro, su una pista dove sorpassare non è proprio la cosa più semplice da fare, li ha rimontati tutti, fino al posto che gli competeva sin dall’inizio: il secondo, dietro Verstappen. Perché una cosa stanno dicendo a chiare lettere le prime gare di questo mondiale, che nonostante le sicurezze di Stoccarda con i mostruosi cavalli della sua power unit, la Mercedes non è più la più bella del Reame. Bottas doppiato a metà percorso da Vesrtappen non racconta soltanto la crisi del finlandese. La verità è che quest’anno la palma del migliore sembra spettare alla Red Bull, che esprime una aerdodinamica eccezionale e nelle curve è pressoché imbattibile. In compenso alla Mercedes resta il pilota più forte e con più esperienza. Alla fine sarà un mondiale molto avvincente: Lewis Hamilton contro la Red Bull.
Al Gp del Barhein e a Imola sono andate in scena le prime emozionanti puntate di questa lunga corsa. E la Ferrari e i suoi tifosi non potranno fare altro che gli spettatori. Poi dipende da come la si vede. Rispetto all’anno scorso, c’è da fare salti di gioia, anche se poi, come ha ammesso Charles Leclerc, i limiti sono ncorsa tanti: «Facciamo fatica sui rettilinei e in una situazione dove dobbiamo battagliare e difendere la posizione andiamo in difficoltà proprio per questo. Ma nel complesso oggi è una giornsta positiva visto il passo. Avrei voluto essere al primo posto, sono arrivato solo quarto, ma se si analizza tutto l’insieme, non posso che essere contento». Che è un po’ il ritornello su cui ha insistito pure Mattia Binotto: «Siamo tutti amareggiati, perché poteva finire molto diversamente senza quell’incidente e la bandiera rossa. Nel complesso siamo soddisfatti per la prestazione.
Appena pochi mesi fa qui lasciavamo più di un secondo al giro, e se uno considera tutto questo il bicchiere non può che vederlo mezzo pieno. Ma abbiamo ancora tanto da lavorare e lo sappiamo, qualcosa sul rettilineo ci manca e cercheremo di migliorarci». Beh, almeno non sono più e dichiarazioni impotenti dell’anno scorso, quelle che attiravano gli strali impietosi di Crozza: «C’è qualcosa che ci sta fuggendo, non c’è dubbio». Gli altri.