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Non basta un magnifico Leclerc. Anche a Las Vegas vince Max

Verstappen eguaglia le 53 vittorie di Sebastian Vettel, al terzo posto di tutti i tempi. Ma negli Usa gli applausi vanno tutti a al ferrarista, protagonista di una gara eccezionale

Pierangelo Sapegnodi P. Sapegno   
Non basta un magnifico Leclerc. Anche a Las Vegas vince Max
Finisce con Max Verstappen che via radio canta «Viva Las Vegas». La roulette della Sin City, la Citta del peccato, ha fatto uscire di nuovo i suoi numeri. Il "Cannibale" eguaglia le 53 vittorie (diciotto solo in questa stagione) di Sebastian Vettel, al terzo posto di tutti i tempi, e non si lascia scappare nemmeno questo trionfo. Ma oggi gli applausi vanno tutti a Charles Leclerc, protagonista di una gara eccezionale, chiusa con un magico sorpasso a Perez per prendersi la seconda piazza. Max non è troppo distante là davanti, e va detto che ha corso la parte finale della gara con la macchina leggermente danneggiata, che gli procurava qualche problema allo sterzo. Ma è altrettanto vero che senza una provvidenziale Safety Car, che ha permesso alle Red Bull di cambiare le gomme e averle più fresche per lo sprint decisivo, Leclerc aveva il ritmo per restare in testa sino al traguardo.
 
Alla resa dei conti, comunque, è stata una giornata finalmente positiva per la Ferrari, anche con lo sfortunatissimo Carlos Sainz che ha chiuso in sesta posizione il suo incredibile week end. Frederic Vasseur può sorridere. E non risparmia i complimenti ai suoi piloti: «Charles ha fatto una prova straordinaria. Ha superato tre volte la Red Bull e non credo sia una cosa che possa capitare spesso. Non abbiamo avuto fortuna con la Safety Car, ma è andata così. E anche Carlos è stato bravissimo». La miglior Ferrari della stagione? «Sì. A Singapore abbiamo vinto, ma lì la Red Bull aveva probabilmente sbagliato qualcosa. Qui c’era, e siamo stati al suo livello. Oggi non siamo andati lontani dal riuscire a batterli. Forse ci riproviamo la prossima volta...». Ad Abu Dhabi, ultima tappa della stagione.
 
Senza dubbio questa era in ogni caso la pista preferita dalla Ferrari, come si era già potuto vedere nelle prove libere e nelle qualifiche. I lunghi rettilinei premiano la potenza della Power Unit di Maranello e l’assenza delle curve veloci esalta la forza della rossa sull’asse longitudinale. Qui non paga dazio la difettosa aerodinamica del Cavallino. E i cordoli bassi e lisci consentono di mantenere una certa rigidezza sospensiva, nascondendo carenze e limiti che hanno reso la vita difficile durante tutto il Mondiale a Leclerc e Sainz. C’era solo un piccolo particolare a non lasciar troppo tranquillo Vasseur. Sul passo gara Verstappen aveva mostrato di essere ancora il migliore, in assoluto, anche se il suo vantaggio sulla Ferrari era sembrato restar sotto i tre decimi al giro, e quindi non essere così irraggiungibile come era apparso durante tutti gli appuntamenti della stagione, Singapore esclusa. Insomma, questa volta ce la si poteva giocare.
 
Ma già alla partenza le cose sono sembrate subito complicarsi, quando Verstappen è passato davanti con una manovra nettamente scorretta allargando molto in curva 1 per costringere Leclerc ad andare oltre la linea bianca. Dovendo fare i conti con la assoluta mancanza di potere politico della Ferrari nella stanza dei bottoni (certificata dalla vicenda Sainz, retrocesso ingiustamente di 10 posizioni: sarebbe stata la stessa cosa fosse successo alla Red Bull?), il dubbio che la scorrettezza di Max potesse passare in cavalleria ha serpeggiato a lungo nei box Ferrari, prima che arrivasse l’annuncio dei cinque secondi inflitti al "Cannibale". Riconquistata la prima posizione già in pista, con un sorpasso al sedicesimo giro, dopo il festival di pit stop e safety car, comincia la gara vera e a combattere per la vittoria finale è un terzetto, che vede Leclerc stretto nella morsa delle Red Bull di Perez e Verstappen. Tra un sorpasso e l’altro, con le distanze esigue che separano i tre piloti fra il trentacinquesimo e quarantesimo giro, si capisce subito che la differenza la fa il consumo gomme, un terreno minato per la Ferrari, soprattutto nei confronti del team di Milton Keynes. Leclerc combatte come un leone ma le Red Bull con gomme nuove e con la mescola dura sono nettamente superiori. Max in rimonta supera facilmente il suo compagno di squadra e poi anche il principino. Al passaggio numero 44 un bloccaggio del monegasco prima del rettilineo della strip favorisce Perez per la conquista della seconda piazza.
 
Ma con una macchina inferiore e più in sofferenza a livello di graining, Charles non molla e riesce a stare nella scia di Checo in zona Drs, per puntare tutto sul giro finale, quando in fondo alla Strip, fa il suo miracolo, con un colpo magico, proprio all’ultima staccata, per riprendersi il secondo posto. Leclerc alla fine può sorridere soddisfatto. Ha fatto una gara da applausi, eccezionale. Ma forse, senza l’ultima safety car che ha permesso alle Red Bull di cambiare le gomme e averle più fresche per la corsa alla vittoria, avrebbe pure potuto festeggiare per qualcosa di più.
Pierangelo Sapegnodi P. Sapegno   
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