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Tanto per cambiare, primo Max e secondo Perez. Che figuraccia la Ferrari

Le due RedBull arriverebbero prime anche se partissero dagli ultime due posti. La Rossa di Maranello indietro di 2 anni

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Tanto per cambiare, primo Max e secondo Perez. Che figuraccia la Ferrari

Fateli partire dagli ultimi due posti. Arriveranno primo e secondo. Ma almeno vedremo un po’ di sorpassi e vivremo qualche emozione. Per la verità, loro due, Max e Perez, battagliano e si sorpassano. Ma solo fra di loro. Verstappen risolve senza fatica la sua pratica in 15 giri soltanto, partendo dalla nona posizione, poi è gran premio RedBull, nient’altro che quello. Max alla fine trionfa con una gara perfetta, con questa macchina è davvero il più forte. Terzo Alonso, poi Russell, Sainz e Hamilton davanti a Leclerc. Persino la Mercedes così scassata, da far vergognare pure i suoi piloti, in attesa della rivoluzione che arriverà ad Imola, si lascia alle spalle le Rosse. Stanno tutti meglio. A casa nostra, invece, l’unico sentimento che proviamo è quello sconsolante dell’ennesima delusione. Tutte le volte fanno un mare di promesse, vedrete che Vasseur sistema tutto, che adesso arrivano grandi tecnici, che gli aggiornamenti funzionano e altre balle così. La realtà della gara è allucinante. Avanti così, questa macchina ripiomba Maranello indietro di due anni, alla carriola del 2021, la mitica F1-75. I risultati fino adesso sono più o meni gli stessi, anzi peggio. L’unico podio l’ha ottenuto da solo Leclerc, andando oltre i meriti della vettura. Ma come si fa sinceramente a penare di tenere ancora uno bravo come Leclerc in un team così scadente?      

Le premesse di una corsa vincente

Le premesse per una gara piena di sorprese c’erano tutte. Il circuito di Miami, con il suo perimetro misto di lunghi rettilinei, curve veloci da carico e sezioni tortuose da grip meccanico, è un tracciato che non concede pause e mette a dura prova l’assetto e le prestazioni delle varie vetture in tutte le loro componenti. Come se non bastasse tutto questo, c’è un elevato rischio pioggia (30 per cento di probabilità) che incombe sulla gara, dopo l’acquazzone della notte che aveva già mutato le condizioni della pista. Le RedBull hanno macchine così nettamente superiori che il loro grande vantaggio può essere difficilmente messo in discussione anche in una situazione difficile, come testimonia la pole position conquistata da Sergio Perez, in un week end durante il quale, come ha confessato lui stesso, non aveva mai faticato così tanto a trovare il giusto feeling con la vettura, al punto da restare persino sorpreso del risultato («ero pessimista, non avevo fiducia»). Ma il terno al lotto delle qualifiche ha cacciato indietro al nono posto Max Verstappen, costretto quindi a una gara di rimonta su un circuito dove il sorpasso in teoria non sarebbe affatto così semplice. Per di più, davanti, oltre alle Ferrari, la cui affidabilità appare abbastanza dubbia per via dell’annoso e insoluto problema dell’usura delle gomme, si trova la rinnovata Haas di Magnussen, con un giusto assetto meccanico e il fondo completamente rifatto, oltre all’eterno Fernando Alonso che su questa pista con la sua Aston Martin potrebbe giocarsi una chance importante, vista l’ottima gestione gomme in una gara che dovrebbe essere sicuramente ad alto degrado. Per il motivo opposto, le Ferrari non godono di pronostici favorevoli prima del via, al di là di tutte le dichiarazioni di intenti, le promesse e le speranze dei tifosi. In ogni caso negli occhi sono stampate le immagini di Max durante le prove, che volava senza fatica, fischiettando con il gomito sul finestrino e la sigaretta fra le dita, a doppia velocità rispetto a tutti gli altri. Ci può essere gara contro di loro? Le traiettorie aggressive di Perez e Verstappen durante le libere hanno evidenziato una monoposto che riesce ad affrontare qualsiasi difficoltà senza problemi, capace di digerire bene pure i cordoli, rigida al punto giusto per generare carico senza scomporsi sulle asperità. Quando Leclerc nelle qualifiche ha tentato di rifare la stessa traiettoria sul cordolo, la macchina non ha retto lo sforzo.

La realtà della gara

Che la gara non si mette bene per Leclerc lo si vede già al quarto giro, quando viene sorpassato in un colpo solo da Magnussen e Verstappen, già lanciatissimo in splendida rimonta, vedendoseli sfilare impotente alla sua destra e alla sua sinistra. Davanti Perez guida il gruppo, in rigorosa fila indiana, senza distacchi però, facilitando così il compito del campione del mondo che inanella giri più veloci uno dietro l’altro. Dopo 9 giri è già quarto dietro a Sainz, che non sta andando male a differenza di Leclerc. Ma dal quindicesimo giro, tutte le speranze di assistere a una corsa incerta e combattuta sono già svanite, Verstappen completa la sua rimonta e si butta alla caccia di Perez. Quando il messicano va ai box, passa in testa. Se la vedono loro due, per noi manco le briciole. Anche Miami sembra diventato il Gran Premio Red Bull. Gli altri alla finestra, fanno a spallate per l’unico posto del podio libero, che poi è quello più basso, il terzo. Mentre le Ferrari affondano. Sainz resiste per un po’, anche se dopo metà corsa è quarto fianco a fianco con Ocon e 5 secondi di penalità da scontare, prima di andare in difficoltà e cedere ancora altre posizioni. Leclerc invece è sempre più giù, a un certo punto non è nemmeno nei primi dieci, e per radio si lamenta che la sua macchina salta dappertutto. La musica è sempre la stessa: hanno costruito una vettura per un solo giro, e a quello ci pensa Charles. Poi in corsa, usura gomme, aerodinamica sballata, un fiume di parole a far credere chissà che, e i risultati non sono solo impietosi. Sono una condanna. Anche le voci messe in giro ad arte sulla grandiosa campagna acquisti per ridare un po’ di fiducia ai tifosi rischiano di rivelarsi il solito bluff. Avevano buttato in pasto il nome di Enrico Balbo, uno dei tecnici migliori della Red Bull, braccio destro di quel genio di Newey, ma un giornale tedesco ha seccamente smentito e lo stesso Vasseur ha detto che nn c’è nessuna firma. La verità è che arriveranno solo due tecnici di seconda fila.

Alla fine Vasseur si arrampica sugli specchi: «Dobbiamo aprire gli occhi. Oggi siamo stati incostanti. E bisogna capire perché. E’ una questione di costanza». Tutto qui? A Imola arriveranno gli aggiornamenti, gli chiedono. E lui: «Gli aggiornamenti non sono importanti. Dobbiamo concentrarci sulla costanza». Purtroppo, l’ha detto davvero. Siamo a posto. Hanno ridotto così la Ferrari, che non sembra neanche più la Ferrari, ma una scuderia di terza fila, senza storia, che si affaccia appena adesso nella F1. Prepariamoci a un’altra figuraccia a casa nostra, a Imola.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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