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Max e la pioggia decidono il mondiale. La Ferrari sta a guardare

Nel Gp del Brasile il pilota della Red Bull è partito dalla casella diciassette e ci ha messo incredibilmente neanche quindici giri ad arrivare sulle code di Leclerc, in sesta posizione, dopo essersi bevuto come niente pure piloti tosti come Hamilton, Alonso, Piastri

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegna   
Max Verstappen
Max Verstappen (Foto Ansa)

Il capolavoro di Max ha bisogno della pioggia, e anche di un bel po’ di fortuna. Ma quello che ha fatto sotto il diluvio a Interlagos, prima e dopo le sentenze del cielo, ha qualcosa di miracoloso. Partito al via dalla casella numero 17, dopo appena un chilometro era già undicesimo, al termine di un’azione straordinaria, guadagnandosi subito una posizione e poi aspettando come un felino che gli altri si ammucchiassero in curva per infilarli tutti in un colpo solo. E dopo ha continuato così, uno per volta fino a quando è arrivata la pioggia a smazzare un altro giro di carte e infilarlo nella testa della corsa. Norris, scattato dalla pole position, è scivolato al sesto posto. Una batosta niente male. A questo punto mondiale finito. Max ha messo le mani sul suo quarto titolo di seguito. Sarà tutto quello che volete, sarà rissoso, scorbutico, troppo cattivo in pista, e sarà pure un tipaccio un po’ scurrile, ma un campione come lui in F1 oggi non c’è.

Disastro Ferrari

E le Rosse? Mal è dir poco, tanto più se si considera da dove venivano, da quei due successi consecutivi che avevano forse illuso troppo un po’ tutti. Che non era una pista buona per le monoposto di Maranello lo si era capito bene alla gara Sprint, quando erano bastati 24 giri per vederla andare in difficoltà, peggio di tutte le altre, con il solito problema della gestione gomme che rallentava penosamente la sua marcia. Leclerc, grazie alla penalità inferta a Max, aveva salvato il terzo posto. Ma da lì in avanti, sempre peggio. A muro Sainz durante le qualifiche, e a muro in gara. Unica Ferrari al traguardo quella di Charles, quinti posto dietro Max, le due Alpine e Russell. Può cambiare ancora qualcosa, perché un bel po’ di piloti sono sotto investigazione, compreso Russell, e Leclerc potrebbe anche guadagnare un posto, ma il senso della giornata non cambia. Vasseur ammette che non è stata una domenica positiva (e ci mancherebbe), ma nega che sia stata un disastro. «A Las Vegas avremo di sicuro un passo migliore».

Il giudice pioggia prima del via

Il semaforo verde avrebbe potuto scattare senza lacrime dal cielo se si fosse rispettato l’orario, ma la pioggia e il diluvio lo stesso incombevano come una minaccia mica tanto campata in aria. In ogni caso la pioggia i suoi bei danni li aveva già fatti prima, un po’ a tutti: Verstappen eliminato in Q2 durante le qualifiche in seguito all’incidente di Lance Stroll, costretto a partire dalla diciassettesima posizione, Sainz a muro che ha dovuto cominciare la gara dalla pit lane, e Albon fuori del tutto. Solo la McLaren se l’era cavata, ma aveva dovuto ugualmente cambiare i suoi piani. Era arrivata a Interlagos con la nuova ala posteriore da medio-alto carico, la terza della stagione, caratterizzata da un marcato andamento a V del profilo principale, che aveva dato ottimi riscontri fino alla gara Sprint, messa in archivio con una doppietta benaugurante, primo Norris e secondo Piastri. Ma gli acquazzoni in serie che si sono abbattuti sulle qualifiche e le previsioni mica tanto allegre del tempo avevano consigliato alla scuderia di Working di rivedere i suoi programmi. Così niente alettone nuovo, meglio rimontare l’ala a maggior carico adoperata nei precedenti appuntamenti di Austin e Città del Messico.

Max il mago

Poi si parte e pioggia o non pioggia, se c’è una volta che si è visto bene senza ombra di dubbio chi è il pilota più forte di questo mondiale è proprio questa domenica di Interlagos. Max è partito dalla casella diciassette e ci ha messo incredibilmente neanche quindici giri ad arrivare sulle code di Leclerc, in sesta posizione, dopo essersi bevuto come niente pure piloti tosti come Hamilton, Alonso, Piastri. Charles invece è dall’inizio che sta lì a meno di un secondo da Ocon senza riuscire mai a superarlo. Così come Norris, inchiodato dietro Russell, dopo aver perso la posizione di testa alla partenza - tanto per cambiare -. Prima che il Giudice Pioggia ritorni a emettere le sue sentenze inappellabili, nessuno come Max avrebbe meritato l’aiuto della fortuna. E anche la fortuna evidentemente ci vede benissimo mica solo la sfiga. Perché tra il diluvio, incidenti vari, pit stop a gogò, Virtual Safety Car e bandiera rossa in regime di Safety Car, quando si riparte l’ordine delle posizioni in gara è completamente stravolto: primo Ocon, secondo Verstappen, terzo Gasly, solo quarto Norris davanti a Russell. Leclerc è settimo, Sainz tredicesimo. Per la Ferrari è un week end nella polvere, dopo aver visti le stelle negli States e in Messico. Ma è pure peggio per Norris, perché, anche se la McLaren mette più di una seria ipoteca sul mondiale costruttori, lui, il suo, lo può praticamente salutare. Tanto più che all’ennesima ripartenza, dopo l’ennesimo incidente (Sainz a muro), mentre Verstappen sigilla la sua straordinaria domenica superando Ocon con uno scatto bruciante, Norris retrocede in settima posizione in un botto solo. Poi guadagnerà un posto per gentile concessione del compagno di squadra. Ma il risultato non cambia. Là davanti Max Verstappen, un giro veloce dietro l’altro, sta umiliando tutti, ma soprattutto lui, il suo ex amico. Lando Norris, lo sconfitto.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegna   
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