A Monza la gara perfetta di Charles Leclerc e della Ferrari
Il pilota monegasco della rossa conquista il secondo successo stagionale e il settimo della carriera. Il ferrarista ha vinto il Gran Premio d'Italia davanti alle McLaren di Oscar Piastri e Lando Norris. Quarto posto per un ottimo Carlos Sainz
Per una volta è lui il Re d’Italia, Charles Leclerc, e la Ferrari è la Regina. Charles e la Rossa hanno trionfato con un colpo da maestro, nella bolgia incredibile di Monza, il cuore in gola dei tifosi e le lacrime di gioia alla fine. Un capolavoro strategico e lo spavaldo Principino che muta pelle, governa la sua corsa calcolando tutto, come se fosse Lauda. E’ una beffa alla fine, perché non vince il più forte, ma il più bravo e il più coraggioso, anche il più fortunato, quello che decide di rischiare tutto con una mossa, sfidando il destino e anche il cielo, perché sarebbe bastato che il cielo grigio avesse lasciato cadere qualche goccia e tutto il piano sarebbe saltato per aria. Leclerc e la Ferrari hanno scelto di puntare su una sola sosta e di provare a tagliare il traguardo anche con le gomme bruciate dall’asfalto. Hanno vinto così. Al secondo posto Piastri, davanti a Norris, che ha pagato ancora una volta un suo limite se non il suo ennesimo errore, facendosi superare al primo giro dal compagno di squadra. Alla fine chi ci guadagna è Verstappen, sesto, ma non distrutto da una gara che preannunciava per lui un esito pure peggiore.
Il rischio calcolato
Tutti i tasselli si sono messi al loro posto. Questo va detto. Se Norris non si faceva superare, forse la gara avrebbe avuto uno svolgimento diverso e magari la Ferrari non avrebbe tentato il gran colpo. La mossa è stata decisa perché alla Rossa hanno pensato di non accontentarsi di un terzo gradino sul podio. O primi o niente. Scattato dal quarto posto assegnato dalle qualifiche, Leclerc ha preso la seconda piazza al primo giro e dopo aver incassato l’undercut di Lando Norris che gli è passato davanti ai pit stop, ha deciso di andare fino al traguardo fermandosi una sola volta e resistendo in maniera emozionante alla rimonta delle McLaren, frenate da un generosissimo Carlos Sainz, che ha cercato di ritardare il più possibile la marcia speditissima di Piastri e Norris con le gomme nuove. Vittoria di squadra, dunque. Ma vittoria grandiosa di Charles, che è cresciuto tantissimo in quest’ultimo anno, come ha dimostrato in questa occasione, riuscendo a frenare la sua irruenza per gestire meglio le gomme e la macchina. Meno impetuoso, e più prudente. «Non sono di pietra», ha detto Leclerc. «Però per vincere dovevo tenere a bada il mio cuore». Solo così ce l’ha fatta ad arrivare all’arrivo davanti alle più lanciate McLaren. Al muretto Vasseur e gli altri facevano frenetici calcoli per vedere se il Principino poteva resistere, tutti con il cuore in gola fino a quando il Principino non ha tagliato il traguardo. Il team principal ripercorre questa domenica perfetta e dice che «i piloti hanno fatto un lavoro eccezionale nella gestione delle gomme. Abbiamo fatto bene noi al muretto e bene loro nella macchina. Quando abbiamo visto che dopo il cambio gomme non c’era grande degrado, abbiamo deciso che potevamo prenderci un rischio per tentare il colpaccio. Tutto è andato bene».
E adesso?
Oggi è vero, tutto è andato bene. Ma domani? Dopo il trionfo di Montecarlo era cominciato un periodo nero per la Rossa. Questa volta forse potremo evitarlo, mantenendo innanzitutto i piedi per terra. I miglioramenti hanno funzionato, ma non hanno risolto i problemi. E in ogni caso Monza non avrebbe dovuto rappresentare il banco di prova ideale per misurare i miglioramenti apportati dai nuovi sviluppi - che hanno riguardato il fondo, soprattutto sul bordo esterno, il diffusore e la carrozzeria - sui problemi provocati dal porpoising. Dopo il precedente pacchetto, presentato a Barcellona, si era manifestata come si sa l’evidenza dei saltellamenti, un guaio che limita parecchio le prestazioni delle vetture. Ora, al di là delle immancabili e scontate dichiarazioni sui passi avanti della Ferrari di Frederic Vasseur, il Gran Premio d’Italia ha dimostrato che i miglioramenti funzionano, senza dubbio, ma che bisogna anche riconoscere che non sono serviti ad annullare del tutto il gap che divide la Rossa perlomeno dalle McLaren e forse pure dalla Mercedes, su una delle piste con quelle curve lente che mancano a Monza. Certo è che arrivare alla fine dei 53 giri con un solo pit stop per il cambio gomme, sta a dire chiaramente che non si è trattato di una vittoria determinata esclusivamente da questa decisione presa dal box, ma anche dall’aver saputo sfruttare appieno la scelta tecnica di correre con un basso carico aerodinamico. A Monza, che è una pista speciale, tutto questo ha funzionato. Ma questa era la gara perfetta. Non è sempre così.