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Red Bull, vittorie e veleni. Ma la Ferrari sta tornando

Verstappen, che ha realizzato anche il giro veloce, è al terzo successo consecutivo sulla pista di Suzuka. Doppietta Red Bull con Perez secondo e poi le Ferrari, nono Lewis Hamilton (Mercedes)

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Verstappen e Sain sul podio di Suzuka (Ansa)
Verstappen e Sain sul podio di Suzuka (Ansa)

La Red Bull ha rimesso subito le cose a posto. Un’altra doppietta e un altro trionfo di SuperMax, alla faccia di tutti gli spifferi e i veleni che aleggiano su Milton Keynes. Il messaggio è chiaro e forte: adesso comandiamo noi. Quattro gare di questo mondiale e tre doppiette, interrotte da una sola delusione, quella di Melbourne. Ma da Suzuka, la cosa che demoralizza di più gli avversari è la facilità irrisoria con cui ha espresso il suo strapotere, con Verstappen e Perez che dopo i cambi gomme ci mettomo niente a sorpassare come birilli le altre impotenti monoposto e andarsene in passerella verso il traguardo. Dietro di loro però la Ferrari conferma che Melbourne non è stata un’illusione, e che i progressi della Sf24 rispetto alle sue sorelle del passato sono reali, netti ed evidenti. Carlos Sainzm conquista un altro podio al termine di una gara quasi perfetta in stile Niki Lauda, accorto all’inizio e ottimo in gestione contro la McLaren, mentre Leclerc rimonta dall’ottavo al quarto posto ed è miraxcoloso nell’allungare la vit della gomma media nel primo stint, cosa che gli permette di fermarsi una sola volta, sfrittando un passo gara decisamente buono. Che questa sia un’altra stagione rispetto all’anno scorso lo dimostrano i punti raccolti in queste quattro gare: Charles Leclerc ne ha 58, mentre ne aveva 21 dodici mesi fa (più 130 per cento), Carlos Sainz 55, ma con un Gran Premio in meno saltato per l’operazione all’appendicite, contro 30 (più 80 per cento) e Ferrari 114 contro 51 (più 120 per cento). Sono numeri che parlano da soli. Ma che non bastano a cancellare il divario dalla Red Bull. Quello rischia purtroppo per la Rossa di restate come un marchio, non solo per il presente.

I veleni in casa Red Bull

Certo è che la squadra austriaca quando si accendono i motori dimostra di essere più forte non solo così nettamente di tutta la concorrenza, ma anche di tutti i veleni che ammorbano Milton Keynes, con le due diverse anime al governo della multinazionale in logorante lotta per il potere, quella thailandese di Chalerm Yoovidhya che controlla il 51 per cento delle quote, con la quale è schierata Christian Horner, e quella del ramo austriaco che fa capo agli eredi di Mateschitz, in ottimi rapporti con Helmut Marko e i Verstappen, padre Jos e figlio Max. Dopo le presunte molestie del team principal inglese nei confronti di una sua collaboratrice e la bufera che ne era seguita con l’indagine interna, le fughe di notizie, la discussa assoluzione dell’imputato e l’allontanamento della donna, con a corollario commenti a gogò delle varie parti in causa, il clima fraterno esibiito davanti alle tv a Melbourne sembrava aver riportato un po’ di pace all’interno del team di Milton Keynes. In realtà, come sostiene la testata tedesca online F1-Insider, non solo lo scontro non sarebbe affatto finito, ma sarebbe addirittura vicino a una svolta, perché Yoovidhya, forte della sua maggioranza, avrebbe ottenuto in difesa del suo team manager il disimpegno del ramo austriaco dalla gestione della scuderia di F1. E questo potrebbe significare oltre all’uscita di scena di Helmut Marko anche quella di Max Verstappen, molto legato al dirigente sportivo, storico consulente della Red Bull. E’ vero che Christian Horner, proprio qui da Suzuka, ha tenuto a precisare che il prossimo anno «Max saà ancora al cento per cento un pilota della Red Bull e Sergio Perez anche lui al cento per cento, se confermerà le prestazioni di questo inizio del mondiale», cercando di mettere a tacere tutte le voci sul clamoroso divorzio. Ma è altrettanto vero che Toto Wolff non sembra voler rinunciare tanto facilmente alla possibilità di portare alla Mercedes SuperMax. E non ci sarebbe solo il pilota olandese in bilico. Perché anche Adrien Newey, l’unico vero genio della F1, avrebbe messo in dubbio il suo futuro, corteggiatissimo da Aston Villa (favorita: grande contratto e la possibilità di restare in Inghilterra vicino alla famiglia) e Ferrari (che comunque non molla).

Rinascita Ferrari?

In ogni caso è evidente che qualcosa del futuro ruota attorno allw vicende di Milton Keynes e alle sue notizie. Anche se in casaFerrari per adesso tirano diritto senza farci troppo caso. La scuderia di Maranello è migliorata non solo nelle prestazioni della vettura, ma anche nel lavoro di squadra (e in questo senso di sicuro non ha nuociuto liberarsi di alcune incredibili zavorre che pesavano sul groppone e nel box). Vssseur comincia ad aver ragione, e bisogna riconoscerglielo. Ora che non deve più togliere le ansie ai suoi, non è necesssaria la favoletta dei passi avanti. Meglio essere realisti: «Siamo molto concentrati sulla macchina che abbiamo per sfruttare al meglio il nostro pacchetto. Al momento non siamo a livello ottimale, dobbiamo concentrarci sull’assetto, sulla gestione delle gomme, e poi potremo portare gli aggiornamenti». Ma quando si parla così, di solito è un buon segnale. Perché vuol dire che finalmnete la Ferrari sa che cosa deve fare.

 

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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