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[Il commento] La SF90 da brutto anatroccolo a cigno: doppietta Ferrari ma Leclerc ha il muso lungo

A Budapest, su un circuito di queste caratteristiche, le due SF90 avevano forse toccato il loro punto più basso della stagione, umiliate dalle Mercedes

Pierangelo Sapegnodi di Pierangelo Sapegno   
[Il commento] La SF90 da brutto anatroccolo a cigno: doppietta Ferrari ma Leclerc ha il muso lungo

Proprio dove la Ferrari era condannata a perdere, fa addirittura doppietta, che non capitava da due anni, Budapest 2017, senza contare che da dieci anni non vinceva tre gare consecutivamente, quasi una vita fa nel mondo supersonico della Formula 1. Trionfa Vettel, a sorpresa, e stavolta il muso lungo ce l’ha Leclerc, che manco risponde a Binotto quando alla fine della gara gli dice per radio «e adesso fai un bel sorriso». Altro che sorriso, proprio non gli va giù di aver visto sfumare così una gara che si sentiva già in tasca, nel momento in cui dai box hanno anticipato il pit stop di Vettel, che per questo dal terzo posto si è ritrovato in testa, alla fine dei cambi gomma.

Mattia Binotto conferma che dalla vettura Charles ha continuato a lamentarsi chiedendo con insistenza delle spiegazioni per questa decisione: «Ma era l’unica possibilità per Seb di passare Hamilton, dovevamo farlo. E poi lui è stato bravissimo nel giro di entrata e ha vinto la gara lì». Ma in questa giornata delle sorprese, tra i due litiganti non c’è nessun terzo che gode: sul podio stavolta non c’è nemmeno una tuta grigia della Mercedes (dietro alle Rosse terzo è Verstappen), e anche questo chi poteva aspettarselo appena due giorni fa.

Oggi soffia davvero un vento nuovo, è la domenica delle Rosse. Così alla fine, pure Leclerc stempera i toni. Non sorride ancora, ma pare un po’ più sereno: «Sono contento perchè è una vittoria di squadra, che è quello che conta, sono contento per i progressi del team e anche per Sebastian. Certo, mi aspetto delle spiegazioni, è normale. Se cambiavo le gomme prima io, di sicuro vincevo. Ma credo che davvero non potevano fare altrimenti, per tentare di fare la doppietta, anche se mi brucia». Le vittorie sono le migliori medicine, per tutti. A maggior ragione quando non le se aspettava nessuno. Su questa pista ad alto carico aerodinamico, lungo un tracciato di 23 curve quasi tutte molto lente, la Ferrari avrebbe dovuto partire nettamente sfavorita.

A Budapest, su un circuito di queste caratteristiche, le due SF90 avevano forse toccato il loro punto più basso della stagione, umiliate dalle Mercedes, quasi doppiate, arrivando addirittura a un minuto da Lewis Hamilton. All’improvviso, invece, galvanizzata forse dalle due vittorie consecutive di Leclerc, a Spa e Monza, la Ferrari ha cambiato tutto, comprese persino le gerarchie della vigilia. La metamorfosi, rapida e francamente inaspettata se uno pensa solo alle prove di venerdì, dominate dalle Mercedes in modalità vacanze al mare con il gomito sul finestrino e la sigaretta in bocca, ha riguardato il pacchetto aerodinamico, studiato per la versione del prossimo anno, ma introdotto in anticipo per dare un migliore bilanciamento alla monoposto e aumentarne il downforce.

I cambiamenti più evidenti sono stati quelli apportarti al muso, dotato del "cape", con i tre piloni modificati per avere una canalizzazione dei flussi d’aria più efficace. E’ stata inserita anche una sorta di pinna ai lati esterni di questi nuovi componenti. Altre modifiche sostanziali riguardano il fondo, con la presenza di quattro piccoli deviatori posti sui binari: una soluzione che era già stata provata in Francia, solo che la posizione adesso è diversa e perciò più efficace. Altre innovazioni sono state approntate sulle ali e per il diffusore posteriore. Fra le due SF90 ci sarebbe, poi, solo una piccola differenza, perché Leclerc avrebbe voluto un’ala posteriore più scarica, sotto, rispetto a Vettel.

Certo è che per tutta la gara, Leclerc è sembrato realmente più veloce del tedesco. Ma su una pista dove sorpassare è quasi un’impresa, chi è in testa ha un vantaggio enorme. E dopo i pit stop Vettel si era ritrovato al comando. Seb alla fine fa tutti i sorrisi che mancano a Charles e gli scappa persino da ridere: «Nelle ultime settimane abbiamo ricominciato a riprendere vita. Siamo tornati, finalmente. Il pit stop? Non sono stato io a scegliere. Poi abbiamo gestito le gomme e siamo riusciti a controllare tutto fino alla fine». Adesso si va in Russia, tutto di corsa, fra sette giorni appena. E bisognerà capire se la Ferrai sarà in grado di confermare questa inattesa trasformazione, se davvero il brutto anatroccolo è diventato un cigno. In fondo è lo stesso Leclerc a mettere le mani avanti: «Diciamo di aspettare qualche gran premio prima di dire che sono tutti risolti i problemi di inizio stagione. Certo è che sia nelle qualifiche che in gara abbiamo già segnali di grossi miglioramenti». Aspettiamo sette giorni per capirne un po’ di più. Come dice Binotto, «per il bilancio siamo ancora in debito. E questi risultati sono il frutto del lavoro non di adesso, ma di tutto l’anno».

Pierangelo Sapegnodi di Pierangelo Sapegno   
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