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Il trionfo di Austin della Ferrari può accendere sogni più grandi?

Doppietta favolosa quella che ci hanno regalato Charles Leclerc e Carlos Sainz in Texas. Non solo perché per certi versi inaspettata, ma per il dominio espresso

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
(Ansa)
(Ansa)

E’ una doppietta favolosa quella che ci ha regalato la Ferrari in Texas. Non solo perché per certi versi inaspettata. Ma per il dominio espresso, per una vittoria ottenuta con un capolavoro di guida del principino all’inizio e una strategia perfetta dopo, imponendo un passo che nessuno è poi riuscito a tenere. Leclerc ha fatto una magia in partenza, sfruttando mirabilmente la scia di Max e il solito avvio al rallentatore di Norris, infilandoli tutti e due alla prima curva. «E’ stata una gran bella curva uno, proprio quella che sognavo di fare», ha detto alla fine Charles. Da lì in avanti si è messo in testa e non l’ha più mollata, 56 giri sempre al comando, come a Montecarlo, dal via al traguardo, ma là li teneva tutti attaccati e qui invece li ha mollati a distanza di sicurezza. Le due Rosse hanno tenuto un ritmo eccezionale per tutta la gara, e Carlos Sainz verso la fine era riuscito anche a rosicchiare qualche secondo al compagno di squadra. Max, terzo arrivato, è passato sotto la bandiera a scacchi a 19 secondi. Però i tre punti guadagnati su Norris, che ha finito la corsa subito dietro di lui, rischiano di mettere in pratica quasi la parola fine a questo mondiale. Adesso la rimonta della McLaren appare davvero sempre più in salita. Leclerc permettendo...

IL SIGNIFICATO DI QUESTA VITTORIA

Vincere su questo tracciato non è cosa da poco. Perché Austin non mente. Nessuna pista come quella texana offre indicazioni così importanti per valutare lo stato di forma tecnica dopo il mese di pausa durante il quale tutti i team hanno avuto il tempo di apportare i nuovi aggiornamenti alle loro monoposto, in vista delle ultime sei gare della stagione. Quel misto di curve veloci e di cambi di direzione, lunghi rettilinei, tratti stop and go e curve lunghe e lente che caratterizzano il primo settore è un vero punto di prova che consente di individuare quali siano i punti di forza e le debolezze dei principali candidati di questo mondiale. La Ferrari già nelle prove libere aveva mostrato ottime qualità, con una buona trazione e velocità di rilievo in rettilineo pur con un assetto ad alto carico, oltre a un passaggio accelerato nelle curve lente e lunghe del terzo settore. Il suo problema dall’inizio dell’anno è però un altro, quello della gestione gomme, che l’ha vista sempre inferiore rispetto alle altre squadre. Non questa volta. Le due Ferrari hanno galoppato indisturbate La vigilia di questo Gran Premio ha detto un’altra cosa che non sarebbe da sottovalutare, l’assoluzione in mancanza di prove nel caso T-Tray, come è stato definito, per la RedBull, non punendo quel metodo che avrebbe permesso al team di Milton Keynes di cambiare l’altezza da terra anche in regime di parco chiuso, contravvenendo così alle regole e facendo urlare a Vasseur che se è avvenuto questo «è più che barare, è una cosa enorme». Ma grazie a questa decisione, Max Verstappen esce anche molto rafforzato da questo week end, avendo vinto la Sprint e non avendo neppure perso punti in gara, dopo aver difeso con i denti e con le unghie il terzo posto dall’assalto di Norris, con una esibizione straordinaria a respingere gli assalti del rivale per una infinità di giri e riuscendo poi ad averla vinta grazie ai giudici che hanno penalizzato il pilota della McLaren. Mondiale finito? Be’ quasi, ma proprio per questo il caso T-tray pesa parecchio sul valore etico di questo risultato. Come pesa, non dovremmo dimenticarlo, l’altro giallo di Baku, sull’ala della McLaren. In pratica, i primi due team hanno qualcosa sulla coscienza, senza aver pagato dazio. E’ giusto così?

MA LA FERRARI NON HA BARATO

Ecco, il problema è questo. Che alla fine diciamo la verità, l’unica che non ha barato di sicuro è la Ferrari. Così glielo chiedono a Vasseur, che adesso ha un sorriso grosso così, e dice «grazie grazie» e «ciao ciao» in italiano, perché quando si vince così ci si sente tutti più insieme: possiamo dire che con le macchine legali la Ferrari sarebbe la più veloce? Ma lui si schernisce, «no no, non fatemi parlare di queste cose. Adesso fatemi godere questa vittoria e lasciamo da parte le polemiche». Adesso, sottolinea. Poi vedremo. Perché il punto è un altro. Questa macchina e questo Leclerc possono sognare addirittura il mondiale? «Onestamente, la lotta è molto serrata. Dobbiamo mantenere la concentrazione, e continuare a fare un buon lavoro, a cominciare dal Messico, dove sarà una storia tutta diversa, completamente diversa». Niente sogni allora? «Mancano cinque gare e quello che è vero è che ci sono tanti punti in palio da qui alla fine. Tutto è davvero possibile, ma la cosa importante è con centrarsi sulle prestazioni e non pensare che sia tutto fatto». Però una cosa possiamo dire, che gli aggiornamenti forse hanno cominciato a funzionare, e che il nuovo fondo ha cambiato il volto della vettura. Fermiamoci qui, però. Sognare non fa mai bene.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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