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Max il Cannibale non sbaglia più un colpo. Ferrari terza, luci e ombre

La Red Bull di Verstappen rimane la vettura più completa. La pole di Leclerc e il secondo posto di Sainz sulla griglia di partenza del Gp del Messico erano dovuti a un cambiamento abbastanza improvviso delle condizioni della pista

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
(Ansa)
(Ansa)
Leclerc e Sainz partivano primo e secondo, ma neanche l’ineffabile super ottimista Freddie Vasseur ci sperava più di tanto in una vittoria. Contro quel Cannibale di Max non c’è niente da fare. E così anche in Messico la musica non cambia. Primo Verstappen, davanti a Hamilton e a Leclerc, che però è sotto investigazione perché dopo l’incidente con cui Perez s’è fatto fuori da solo finendogli addosso, gli contestano di non essere tornato ai box a cambiare l’ala danneggiata e aver corso in condizioni di pericolo, e chissà se glielo lasciano il podio: glielo togliessero lo cederebbe al suo compagno di squadra, Carlos Sainz arrivato quarto. Non c’è su quel podio nessuna McLaren, ma solo perché Lando Norris paga salato il disastro delle qualifiche, che l’ha tagliato fuori dai primi buttandolo in griglia addirittura nella posizione numero 17. Così, in Messico Max fa 16 vittorie in stagione ed eguaglia Alain Prost nella storia, a 51 successi. Dietro al Cannibale la classifica costruttori ormai non lascia più dubbi: Mercedes e McLaren sono inferiori alla Red Bull, ma sicuramente superiori alle altre, e quindi alla Ferrari. Visto l’andamento della corsa, Maranello paga forse la scelta sulle gomme bianche nel finale, perché con le medie agli inizi Leclerc sembrava riuscire a tenere il passo di Hamilton. Comunque sia, difficilmente le Rosse avrebbero potuto fare meglio di così.
 

Il cambiamento improvviso delle condizioni della pista e la pole Ferrari

 
Innanzitutto è bene chiarire che la pole position di Leclerc e il secondo posto di Sainz sulla griglia di partenza erano dovuti a un cambiamento abbastanza improvviso delle condizioni della pista, con le temperature calate da 46 gradi a 41,6, favorendo in questo modo le prestazioni della Ferrari. Si spiegava così lo stupore d Leclerc («Non me l’aspettavo») e quello di Frederic Vasseur, intercettato ai microfoni subito dopo le qualifiche di sabato: «Onestamente sarei disonesto se dicessi che mi attendevo questo miglioramento. Ieri siamo andati male, e questa mattina un po’ meglio, ma abbiamo subito anche degli impeding». In effetti fino a quel momento, le Rosse avevano faticato abbastanza su questa pista per tutto il fine settimana, in particolare Sainz, sempre relegato nelle retrovie durante le prove libere e rientrato solo per un soffio nella Q3. Poi è successo, come ha spiegato bene Federico Albano su Formulapassion.it, «il calo di temperature della pista ha finito per far centrare la finestra di utilizzo ideale della monoposto di Maranello, proprio nel momento più importante». Certo, tutto questo non sarebbe potuto capitare se la Power Unit non si fosse dimostrata in grado di non soffrire l’altitudine (l’anno scorso sotto questo profilo fu un vero disastro) e di essere molto veloce sugli allunghi e performante nelle frenate e nelle fasi successive di trazione.
 

La Red Bull di Verstappen rimane la vettura più completa

 
Ma nell’insieme la Red Bull di Verstappen rimane la vettura più completa, velocissima in tutte le condizioni di pista, avendo dimostrato ancora una volta durante tutto il fine settimana di essere la vera e unica candidata alla vittoria. Inoltre, prima che le temperature scendessero, le Mercedes erano apparse le monoposto che riuscivano ad adattarsi meglio a quelle situazioni.Tutto questo per dire che, nonostante il primo e il secondo posto nella griglia di partenza, sarebbe stato opportuno non farsi troppe illusioni.
 
A togliere ogni speranza, ci pensa poi la partenza a razzo delle Red Bull, che cambiano subito le carte in tavola, con Vertstappen che prende la testa e Perez che gli vola dietro dalla quinta piazza andando però a sbattere sulla ruota anteriore di Leclerc per finire ko fuori pista. Già dall’inizio quindi Max è in testa, a fare la sua solita gara solitaria. Charles ha l’ala scassata che non ha più la bandella sinistra, perdendo così tra i 5 e i 10 punti di carico, come lo informano dai box, con un danno che rischia a lungo termine di reverberarsi sul consumo gomme. Dopo undici giri la gara vede al comando Verstappen seguito dalle due Ferrari, con Lewis Hamilton che si è messo all’inseguimento del terzetto di testa dopo aver superato un coriaceo Daniel Ricciardo.
 

La girandola dei pit stop, poi Verstappen vola

 
Dal diciannovesimo turno comincia la girandola dei pit stop, avviata per primo proprio dal leader della corsa. Le ultime a entrare ai box sono le Ferrari che puntano molto probabilmente a una gara con una sola sosta. Dietro di lui, Verstappen rientrato in settima posizione dopo il cambio gomme, vola sorpassando tutti con una facilità irrisoria e prima di arrivare al trentesimo giro è già alla caccia di Leclerc, al comando del Gran Premio, che intravede in fondo ai rettilinei a pochi secondi da lui. Al trentaduesimo passaggio sulla linea del traguardo, Charles rientra per il pit stop. Per non perdere tempo non gli cambiano l’ala. Due giri dopo, sosta ai box anche per Verstappen che ritorna in pista ancora al comando. Poi, tutto di seguito, Magnussen al muro, gara interrotta per 20 minuti e si riparte dalla griglia, con Max in pole, Leclerc accanto a lui, e dietro Hamilton terzo e Sainz quarto. Dei primi solo Lewis ha le gomme medie, gli altri tutti quelle dure, cioé le bianche. Ma nella ripresa della gara, le Ferrari appaiono subito meno performanti rispetto agli inizi. Dopo 5 giri, al quarantesimo, Hamilton passa Leclerc e dopo altri 5 ha già quasi 4 secondi di vantaggio. Detto che Max si gode fischiettando la sua passeggiata solitaria, anche dietro di lui i giochi sono già chiusi, con Hamilton secondo e Leclerc terzo.
Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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