Che vittoria, Carlos Sainz. La Ferrari ha trovato il nuovo Niki Lauda
Dopo 25 gran premi di attesa, un anno due mesi e dieci giorni, la seconda striscia più negativa di sempre, il Cavallino torna a vincere sulla pista di Marina Bay
Il miracolo l’ha fatto Carlos Niki Sainz, un pilota che più passa il tempo e più ricorda il grande Lauda. L’ha fatto lui, anche grazie alla Ferrari, ma soprattutto lui, in testa dall’inizio alla fine, governando le gomme come un mago degli scacchi che non sbaglia una mossa, imponendo il ritmo e il suo passo a tutti gli avversari, freddo e concentrato per 62 giri come un Computer, il soprannome che avevano dato a Lauda. Dopo 25 gran premi di attesa, un anno due mesi e dieci giorni, la seconda striscia più negativa di sempre, la Ferrari torna a vincere sulla pista di Marina Bay, nelle luci di una notte splendente la Ferrari torna a vincere. Non illudiamoci che ci sia una replica quest’anno. Sarebbe troppa grazia. E un circuito così favorevole dove non è decisiva l’aerodinamica, il vero tallone d’Achille della Rossa, non fa parte dei prossimi appuntamenti. Dietro di lui Norris, Hamilton e Leclerc quarto, davanti a Verstappen, mai così in difficoltà per tutta la stagione. Charles ha sofferto tutta la gara, dopo essere partito bene. Ma oggi non è Leclerc sotto i riflettori. «Non ce l’aspettavamo», ha ammesso Vasseur. «Ma Carlos è stato perfetto. Oggi non bisognava cercare di distaccare gli altri. Bisognava gestire. E alla fine la sua decisione di concedere il Drs a Norris per non farlo sorpassare da Russell che stava andando più forte di tutti è stata decisiva».
Cosa ha favorito la Ferrari
Il tracciato cittadino di Marina Bay, modificato al punto da renderlo in certi tratti più veloce con l’inserimento di qualche rettilineo, presentava il vantaggio per Maranello di avere curve lente, ma soprattutto brevi, dove la stabilità dell’aerodinamica non è più premiante come in quasi tutti gli altri circuiti del mondiale. Ma l’impressione lasciata dalle qualifiche è che la Ferrari avesse anche fatto un deciso passo in avanti di comprensione della vettura. L’impostazione modificata dell’ala anteriore e l’assetto meccanico che è apparso rivisto hanno consentito l’adozione della specifica a massimo carico dell’ala posteriore, garantendone un atteggiamento forte in inserimento e trazione, su una delle piste che più di tutte richiede queste caratteristiche.
Al contrario, le qualifiche avevano anche evidenziato come la Red Bull su questo tracciato avesse avito difficoltà a mettere in mostra alcune delle sue armi migliori, come la stabilità aerodinamica nelle curve lunghe e veloci, del tutto assenti a Singapore, o la capacità di girare bassissima e molto rigida senza avere il minimo problema di pourpoising. Durante tutta la vigilia del Gran Premio Verstappen aveva lamentato grossi problemi di bilanciamento, con il posteriore della sua RB19, che soffriva di scarsa aderenza sia all’entrata delle cruve che in fase di trazione. Partire con Max in quinta fila e Perez della tredicesima posizione era certamente un grosso vantaggio. Restava però il pericolo Russell, che nella simulazione del passo gara aveva fatto vedere di essersi trovato perfettamente a suo agio, forse persino meglio di Sainz.
L’inizio è buono, grande partenza e Ferrari prima e seconda, con Sainz e Leclerc. Ma col passare dei giri alcune cose saltano subito all’occhio. La prima è che Verstappen deve aver risolto alcuni dei suoi problemi che l’avevano angustiato nel week end, perchè dopo aver conquistato in fretta l’ottava posizione viaggia sugli stessi ritmi di quelli che comandano la corsa, restando a dieci secondi dalla testa. Dai box gli dicono di star tranquillo che la sua gara comincerà dopo i pit stop. La seconda cosa che dovrebbe preoccupare Maranello è che Russell e anche Hamilton sembrano viaggiare quasi con il freno a mano tirato dietro alle due Ferrari. Dai box invitano Leclerc a non stare troppo vicino a Sainz per consumare meno le gomme. Charles risponde: «E’ Carlos che va troppo piano».
Ci pensa la safety car a cambiare le carte in tavola. Pit stop sfortunato di Leclerc che perde un po’ di posizioni. Si riparte con Sainz davanti a Verstappen (che non ha cambiato le gomme), Russell, Perez, Norris e Charles in sesta posizione, che però viene superato subito da Hamilton. Le Mercedes appaiono molto più grintose e determinate alla ripresa della gara. Russell attacca Max e lo supera, avvicinandosi pericolosamente a Sainz, marcandolo ormai a meno di un secondo, mentre Lewis guadagna una posizione dopo l’altra arrivando già a tiro della coppia di testa. Dietro, Leclerc segnala i primi problemi di temperatura motore e dal muretto gli consigliano persino di rallentare. La doppietta sognata nei primi giri sembra già svanita del tutto. Resta Sainz, che però non dà eccessive sicurezze. Guid un trenino di 4 vetture, tutte attaccate in coda a lui, Russell, Norris e Hamilton. Se la gomma non regge (la solita maledizione) rischia grosso. Max è sparito dalle prime posizioni, viaggia mestamente nelle retrovie: i primi giri erano stati solo una pia illusione creata più dalla lentezza della ferrari (probabilmente tattica per conservare le gomme) che dalla sua competitività ritrovata. Singapore non fa per le Red Bull. Forse ce ne vorrebbe qualcun’altra di piste come questa per non far morire di noia il mondiale.
La Virtual Safety Car a meno di venti giri dalla fine rivoluziona ancora la gara. Le Mercedes cercano il jolly, giocano il tutto per tutto per vincere, anche se rischiano grosso, perché vanno ai box, cambiano le gomme e cedono delle posizioni, ripartendo dalla quinta e dalla sesta, con Russell e Hamilton. Ma si capisce subito che hanno azzeccato la scelta, perché volano rispetto a tutti gli altri. Ci mettono niente ad arrivare alle costole di Leclerc che viaggia terzo, sull’ultimo gradino del podio, e lo passano con una facilità irrisoria, sembrano la copia di Max Verstappen sulla sua Red Bull. E poi s’attaccano a Norris e Sainz. E qui Carlos fa il suo capolavoro, facendosi incollare dietro dal terzetto che lo aggredisce per poter concedere il Drs a Norris, in modo che si potesse difendere dal più veloce Russell, l’unico che poteva batterlo, approfittando così anche del loro duello. Strategia perfetta. Nella bagarre, Russell va pure a muro e cede il terso posto al suo compagno di squadra Lewis Hamilton. E’ fatta, finalmente. E adesso? Si va a Suzuka, Giappone. E una volta tanto siamo d’accordo con Vasseur. «Godiamoci questa vittoria. Ma non siamo diventati i più forti. Si riparte da zero».