Tiscali.it
SEGUICI

Il caso Toilet Break – Tsitsipas non ci sta: “Non ho infranto alcuna regola”

di SuperTennis   
Il caso Toilet Break – Tsitsipas non ci sta: “Non ho infranto alcuna regola”

Poteva vincere, perdere, giocare un match epico o stare in campo un’oretta o poco più, ma era scontato che nella conferenza stampa di Stefanos Tsitsipas si sarebbe parlato soprattutto del caso toilet break, che ha fatto infuriare Andy Murray e ha evidenziato come il greco non sia il più apprezzato dai colleghi. Ma lui tira dritto per la sua strada, appellandosi al regolamento.

STEFANOS TSITSIPAS

“Le dichiarazioni di Murray? Come ho già detto penso che dovremmo discuterne tra di noi, perché non ho infranto nessuna regola e non capisco dove sia il problema. Nel regolamento non è specificato quanto sia il tempo a disposizione. Per me rientrare negli spogliatoi è importante: dopo una pausa così ti senti più leggero, rinfrescato. Non senti più il sudore che ti va in faccia, sulle dita, ovunque. Ti fa stare meglio, e per me è qualcosa di importante. Per altri evidentemente no, ma ognuno ha i suoi tempi. Provo a essere il più veloce possibile, ma a volte mi serve un po’ di tempo in più”.

“Non seguo l’esempio di nessuno, semplicemente ho le mie necessità. C’è chi si prende 25 secondi tra un punto e l’altro, che è contro le regole, e nessuno dice nulla. Io non ho niente contro gli altri giocatori, e non mi lamento mai di ciò che fanno. Sin da piccolo i miei genitori mi hanno insegnato a concentrarmi su me stesso, senza badare agli altri. Per questo non capisco quando alcuni giocatori ne criticano altri, o quando durante un match i toni si alzano. Ripeto: ho fatto tutto correttamente, seguendo le regole. Dovrei essere multato a sanzionato se non avessi seguito le regole, ma l’ho fatto”.


“Ho io una domanda per voi. Oggi sono abituato a badare solo a me stesso, ma da piccolo seguivo anche gli altri giocatori. Ricordo una finale di questo stesso torneo, nella quale Murray uscì dal campo prima del quinto set, contro Djokovic. Potete guardarla e farmi sapere quando ci impiegò?”. “Già fatto, meno di tre minuti”, la pronta risposta di un giornalista. “Ok, quindi tre minuti in più fanno la differenza?”. “Murray la pensa così, ed è evidente che il tuo comportamento infastidisce gli avversari”, la nuova replica, prima che il moderatore della conferenza stampa chiedesse (per la seconda volta) di cambiare argomento.

“Ho giocato molto bene nel primo e nel secondo set, comandando sin dall’inizio e facendo tutto correttamente dal punto di vista tattico. Mi sentivo bene, e ho ottenuto i break senza faticare troppo, facendo le cose giuste al momento giusto. Nel terzo invece ho incontrato delle difficoltà, il mio avversario ha iniziato a prendersi molti più rischi e ha funzionato. Ha vinto il tie-break, commettendo meno errori di me, poi la pausa (per un toilet break, ndr) al termine del terzo set mi ha aiutato a rinfrescarmi, come mi piace fare. È importante, per me, sentirmi fresco e iniziare un set con un approccio nuovo”.


SIMONA HALEP

“Rispetto al mio primo match è giocato meglio. La mia avversaria (Kucova, ndr) non colpiva la palla così forte come la precedente, quindi è stato un match diverso. Sono felice delle sensazioni trovate in campo: colpivo bene, mi muovevo molto bene ed ero molto fiduciosa, malgrado ci fosse comunque un po’ di pressione dovuta a un palcoscenico come l’Arthur Ashe. Nel complesso è stata una buona giornata, sono felice di aver già conquistato due vittorie e non vedo l’ora di scendere in campo per il terzo turno”.

“Fortunatamente non sento più dolore alla gamba sinistra, e questo è un ottimo segnale. Ogni giorno mi sento meglio, e ogni match giocato mi aiuta a prendere più fiducia. Non è stato facile, perché non ho giocato delle partite ufficiali per parecchie settimane, e non era scontato ritrovare subito la condizione. L’aspetto più complicato degli infortuni è mentale: quando il problema passa, si può giocare senza dolore ma mentalmente è normale avere ancora un po’ di paura. L’esperienza mi aiuta a non pensarci, e dagli ultimi tornei ho sempre portato a casa qualcosa di positivo. Mi auguro di riuscire a ritrovare presto il mio rendimento migliore”.

“È vero, nessuna tra me, Barty e Muguruza ha vinto uno Slam sul duro, mentre abbiamo vinto su altre superfici. Non saprei perché. Va detto che siamo giocatrici dalle caratteristiche diverse: io sono più simile ad Ashleigh, per una questione di altezza, mentre Garbine è una giocatrice molto più potente. Non saprei dire se gli Slam sul cemento sono i più difficili, ma mi auguro che una di noi possa vincerne almeno uno. Magari è una questione di convinzione: sul cemento non crediamo di avere le stesse chance che abbiamo altrove. Ma allo stesso tempo abbiamo vinto altri grandi tornei sul duro, quindi probabilmente è solo questione di tempo. Dobbiamo aspettare e crederci”.


DANIIL MEDVEDEV

“Credo di aver giocato un grande match. Le condizioni erano un tantino più lente, col tetto chiuso. Non era semplice colpire tanti vincenti, ed è per questo che se guardiamo alle statistiche il numero è piuttosto basso da parte di entrambi. È diventato importante essere molto solido, e lo sapevo fin dall’inizio, visto che avevo già affrontato Koepfer un paio d’anni fa ed era stato un match complicato. Sapevo di dover tener altro il mio livello, sono riuscito a farlo e per questo ho vinto. Sono molto felice”.

Come mai il vaccino è obbligatorio per gli spettatori e non per i giocatori? Non saprei, è difficile dare una risposta. Capisco perché lo sia per chi si siede in tribuna, mentre per il momento non è stato reso obbligatorio per partecipare ai tornei. Noi giocatori non possiamo fare altro che seguire le linee guida che ci vengono date. Se anche per noi verrà stabilita quella regola, ci muoveremo di conseguenza. Ma non credo che decidere spetti a noi giocatori, il tennis ha i suoi organi di governo deputati a questo. A volte possiamo non essere d’accordo, altre sì, ma spetta comunque a loro prendere le decisioni. Non ai giocatori, altrimenti molte cose sarebbero differenti, alcune in positivo e altre in negativo. Noi siamo solamente dei lavoratori che fanno il proprio mestiere sul campo da tennis”.

“Per me è difficile parlare di quanto sia rapida la superficie, perché ho giocato entrambi i miei incontri sull’Arthur Ashe, e nei tornei del Grande Slam il centrale è sempre un tantino diverso. La superficie è la stessa, ma le condizioni differenti la fanno sempre percepire più lenta. Guarda l’Australian Open: la prima volta che ci ho giocato, sui campi esterni, mi pareva doppiamente più rapida dell’erba di Wimbledon, ma poi sulla Rod Laver Arena si scambia tantissimo. Qui mi sono allenato sui campi d’allenamento, e sono velocissimi, spesso hai la sensazione di colpire in ritardo. Ma il Centrale è più lento, anche se resta comunque rapido. Il servizio va veloce, la palla scivola, mi piace. Mi piace il fatto che ci siano spesso condizioni diverse fra i tornei: in alcuni i campi sono molto lenti, in altri come questo sono abbastanza veloci. Penso sia un aspetto positivo per tutti”.

di SuperTennis   
I più recenti
Tennis, Paolini ai quarti agli Internazionali
Tennis, Paolini ai quarti agli Internazionali
Internazionali di tennis, De Minaur agli ottavi a Roma
Internazionali di tennis, De Minaur agli ottavi a Roma
Pigato, doppista non per caso: “Ho fatto pace con Roma”
Pigato, doppista non per caso: “Ho fatto pace con Roma”
Svitolina-Collins, il derby delle veterane è il più equilibrato degli ottavi, spezzati in due… età!
Svitolina-Collins, il derby delle veterane è il più equilibrato degli ottavi, spezzati in due… età!
Le Rubriche

Claudia Fusani

Vivo a Roma ma il cuore resta a Firenze dove sono nata, cresciuta e mi sono...

Pierangelo Sapegno

Giornalista e scrittore, ha iniziato la sua carriera giornalistica nella tv...

Andrea Curreli

Cagliaritano classe '73 e tifoso del Cagliari. Studi classici e laurea in...

Stefano Loffredo

Cagliaritano, laureato in Economia e commercio con Dottorato di ricerca in...

Italo Cucci

La Barba al palo, la rubrica video a cura di Italo Cucci, famoso giornalista...