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Miracolo Gaiba, la piccola Wimbledon d'Italia

di SuperTennis   
Miracolo Gaiba, la piccola Wimbledon d'Italia

Sarà il primo torneo internazionale di sempre che si disputa in Italia su erba naturale. Si giocherà a Gaiba, in provincia di Rovigo, dal 7 al 13 giugno, e sarà dotato di 15 mila dollari di montepremi. Ma, in fondo, non nasce dal nulla, bensì da un lungo percorso di passione che comincia dal basso e che adesso arriva a toccare il primo step del circuito pro.

La storia di Gaibledon, come è stato chiamato negli anni scorsi richiamando il più famoso evento tennistico del mondo, merita di essere raccontata dall'inizio. Da quando, era il 2012, un gruppo di appassionati decise che quel vecchio campo da calcio in disuso nella cittadina veneta (che non arriva a mille abitanti) collocata sulla sponda sinistra del Po meritava miglior sorte. Per esempio, quella di essere trasformato in quattro campi da tennis, ovviamente in erba vera. 


Per inciso, la superficie più affascinante del mondo della racchetta, nello Stivale non ha mai avuto vere opportunità di emergere su larga scala: troppo difficile la gestione dei campi, in particolare con un clima tipicamente mediterraneo, troppo oneroso il loro mantenimento. Poche eccezioni sparse qua e là, non avevano mai davvero saziato la sete di tennis erbivoro dei tanti che grazie a Wimbledon, alle volèe di McEnroe o agli attacchi in back di Federer, avevano alimentato il loro entusiasmo.

Tutto questo fino alla nascita di Gaibledon, fino a quel gruppo di 'rivoluzionari' guidati da colui che allora era il presidente del circolo e che oggi è sindaco del paese, Nicola Zanca, che ha permesso a chiunque di fare un'esperienza fuori dal comune e certamente indimenticabile, a prescindere dall'esito delle partite.


Sì perché il piccolo club alle porte di Rovigo, quei campi in erba, li aveva pensati in primo luogo per gli amatori. Tanto che fu il circuito Fitpra il primo a rendersi conto delle potenzialità di quel luogo magico, fuori dagli schemi: un angolo di Inghilterra catapultato nella Pianura Padana. Il circuito amatoriale della Federazione ha vissuto per anni delle tappe vivaci e con una valanga di iscritti proprio sull'erba di Gaiba, portando tanti giocatori della domenica a vivere un'emozione che altrimenti non avrebbero probabilmente mai provato in vita loro.

È del 2016, invece, il primo torneo Open nazionale, uno scatto in avanti che è andato di pari passo con la sempre maggiore cura dei dettagli: dal taglio dell'erba secondo i rigorosi criteri inglesi, alla gestione generale di un progetto che passo dopo passo assumeva sempre più importanza.



Proprio i dettagli hanno fatto la differenza per spostarsi su un orizzonte diverso, pur mantenendo intatta la vocazione per i circuiti amatoriali (e per i campionati provinciali e regionali, visto che il club ha una sua squadra di Serie D4, unica in Italia a giocare su erba naturale). A Gaiba, di recente, si sono allenati pure alcuni professionisti in vista della stagione sul verde, per esempio la promessa azzurra Melania Delai.

E adesso arriva questo step fondamentale nella crescita della struttura, l'approdo nel circuito internazionale. Un esordio che in realtà era già pronto per il 2020, prima che arrivasse la pandemia a scombussolare tutti i piani. I lunghi mesi di attesa sono stati difficili, ma hanno pure permesso di programmare con calma una stagione che oggi si presenta quanto mai interessante: la migliore di sempre nei dieci anni di storia della piccola Wimbledon italiana.


In questa idea – spiega Nicola Zanca – c'è freschezza, autenticità, e una certa dose di follia”. Follia (del tutto positiva) che, per giunta, non ha nessuna intenzione di fermarsi. L'obiettivo a Gaiba, che oggi dispone di quattro terreni in erba naturale, è di arrivare a quota sei entro il 2022. Moltiplicando dunque lo sforzo già notevole in termini di manutenzione e di cura dei dettagli, necessaria in modo particolare nel momento in cui ci si vuole porre come punto di riferimento per atleti professionisti.

Gaiba nasce da un'idea un po' folle, sì, e dal sovraffollamento di un piccolo campo in terra battuta in un (allora) anonimo circolo della profonda provincia veneta. E allora si capisce che tutto questo non è un miracolo, bensì una storia di buona gestione che può essere presa ad esempio, portando un potenziale problema, come l'indisponibilità dei campi, a diventare una enorme opportunità.

di SuperTennis   
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