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C’è un solo colore per descrivere la Divina Federica Pellegrini: è il giallo del sole di Picasso

È l’atleta più vincente di sempre in una stessa gara, quella dei 200, la sua gara, quella che l’ha riportata adesso in finale anche a Tokio

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
Federica Pellegrini (Ansa)
Federica Pellegrini (Ansa)

Dopo piange, perché «adesso si respira meglio». Sembra quasi l’abbia fatto apposta: aveva il penultimo tempo prima del bang e invece ce l’ha fatta ancora una volta. È così, forse davvero ora si respira meglio. Se c’è un colore per raccontare Federica Pellegrini e l’insostenibile leggerezza di questo tempo che vorremmo fermare, quello dev’essere il giallo, perché è il colore che Pablo Picasso usava per spiegare il segreto della bellezza e il mistero di un capolavoro: «Ci sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla. Ma ce ne sono altri che grazie all’aiuto della loro arte trasformano una macchia gialla nel sole».

Non solo talento

Lei, Fede, la sua vita nella vasca è riuscita a farla diventare come quel sole. Ma la sua arte non è il talento, o lo è solo in parte. La sua arte è la testa, sta lì dentro, racchiusa in quella incomprensibile magia. Federica Pellegrini, unica donna nella storia del nuoto in finale per 5 Olimpiadi di seguito, ha la forza di non mollare mai e la capacità incredibile di riuscire sempre a cogliere il momento giusto, di saperlo afferrare. Aveva 16 anni quando ha cominciato a diventare la Divina, la stessa età di Benedetta Pilato, che è stata anche più veloce di Federica a debuttare, già argento ai mondiali del 2019, a 14 anni, ma che qui a Tokio è affondata nelle spire del destino, battuta e squalificata come una qualsiasi.

Il tempo giusto

Fede no. Fede ce l’ha fatta. Non poteva vincere, ma voleva la storia: se l’è presa. Anche Gabriele Detti, un altro dei nostri favoriti, non è riuscito a salire neppure sul podio. Fede, il suo lo afferra sempre. Certo, la fortuna conta. È come nell’amore, ci vuole il tempo giusto. A volte basta niente per bruciare la casa dei sogni, anche solo una malattia da bambini come la mononucleosi che ha avvinghiato un mese e mezzo fa Gregorio Paltrinieri, la nostra punta di diamante in vasca, candidato all’oro nei 1500 e 10000, rendendo un miracolo quasi impossibile da raggiungere, a questo punto, persino il gradino più basso del podio, perché secondo i testi medici ci vogliono dai tre ai sei mesi per uscire completamente da quella infezione.

Le curve del destino

Seneca diceva che «la fortuna non esiste: esiste solo il momento in cui il talento incontra l’opportunità». Sarà pure esagerato, e magari lo è senz’altro. Però esiste davvero una combinazione magica, come una sorts di onnipotente volontà interiore, che protegge qualcuno, che lo accompagna nelle curve del destino. Fede non ha mai sbagliato il tempo. E quando ha dovuto inchinarsi alla forza degli altri, come a Rio, finita ai piedi del podio, tre anni dopo s’è presa la rivincita ai Mondiali con una rimonta da urlo alla quale non ci credeva più nessuno. Solo lei ci aveva creduto. Ecco cos’è la sua fortuna. È questa la sua arte.

La sirena che non tradisce

In una Olimpiade strana come questa, che sopravvive sotto l’incubo del Covid, lei è l’unica certezza, anche quando non vince, la sirena che non tradisce mai, che fa sempre quello che deve, ottenendo ogni volta il risultato migliore. Dal 23 luglio, giorno della cerimonia di inaugurazione, i contagi fra gli atleti e gli addetti ai lavori sono già più che raddoppiati, passando da 71 a 148. E siamo solo al 27. In questo marasma, con il nostro medagliere che si arricchisce di podi ma che rimane fermo a un solo oro, collezionando qualche inaspettata delusione come quella di Detti e della Pilato, non ci resta che l’eterna Federica.

Undici record mondiali

Lei è la ragazzina che a sedici anni vince l’argento alle Olimpiadi di Atene, e cominciano a scoprirla allora nel mondo, ma ancora non sanno che questa biondina segnerà un tempo immutabile scandito dalle sue imprese, perché Fede resterà nella storia dello sport la sirena degli undici record mondiali, collezionati a partire da Melbourne 2007 quando aveva ancora 19 anni, e sarà campionessa iridata dei 200 e 400 stile libero nel 2009 e 2011, prima nuotatrice capace di vincere il titolo su tutt’e due le distanze in due edizioni diverse, fino a diventare l’atleta più vincente di sempre in una stessa gara, - quella dei 200, la sua gara, quella che l’ha riportata adesso in finale anche a Tokio -, con 4 ori, tre argenti e un bronzo conquistati in 8 manifestazioni. Viene da un paesino del Veneto, ed è come una luce, l’unica certezza che abbiamo, perché non sbaglia mai e nessuno sa cogliere il tempo giusto come lei. E’ la donna che trasforma la macchia gialla nel sole. Il nostro sole. Ecco cos’è.

Pierangelo Sapegnodi Pierangelo Sapegno   
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