Da Paltrinieri all'eterna Pellegrini: perché a Tokyo dobbiamo aspettarci di tutto. Gli italiani in gara
E’ un’Olimpiade che si svolge in un periodo di “guerra” . Il nostro paese punta a sfondare quota 30 tra ori, argenti e bronzi

C’è da dire che quando il Giappone organizza le Olimpiadi non sembra godere troppo del favore delle stelle. La prima volta, nel 1940, sparavano i cannoni e cadevano le bombe dal cielo, perché c’era la guerra nel mondo. I Giochi a cinque cerchi con tutti quei messaggi di pace e di fratellanza erano troppo fuori luogo e così non se ne fece niente. Anche stavolta c’è una guerra, solo che è un po’ diversa da allora, è una guerra invisibile che uccide la gente, ma soprattutto colpisce la nostra economia e ci stravolge il futuro. Come tutti i conflitti avrà anche lui i suoi vincitori. Però siamo noi quelli che perdiamo, tutti noi.
Stadi vuoti: si sentono solo le urla degli atleti
E si comincia così, con il Covid che incombe come una maledizione e un’Olimpiade blindata, molto diversa da tutte quelle che l’hanno preceduta. Alla cerimonia d’apertura non ci saranno più di mille persone, le gare, tutte le gare, non avranno spettatori, solo le urla di chi vince e di chi perde, e là fuori Tokyo è in stato d’emergenza anche dopo la chiusura dell’8 agosto, vuota, avvolta nel silenzio, senza stranieri che non siano gli atleti e gli addetti ai lavori. Però, questa volta non sarà come nel 1940, questa volta si deve andare avanti e il premier, Yoshihide Suga, ha voluto quasi prometterlo: «Il mondo sta vivendo un momento di grande difficoltà. Possiamo arrivare al successo solo portando a compimento i Giochi».
Solo che tutto dipende da quello che succederà. Per ora il totale dei contagi ha superato i 70 casi dal primo luglio, fra volontari, addetti e atleti. E il presidente del Cio, Thomas Bach, si aggrappa disperatamente alla forza della volontà: «La cancellazione dei Giochi non è un opzione. Mai. Non lasceremo gli atleti soli proprio adesso».
I rischi per l’Italia
Nell’Olimpiade del Covid, poi succede che noi rischiamo di perdere già una o due medaglie d’oro prima ancora di cominciare, per colpa di un’altra malattia. Gregorio Paltrinieri, grande favorito nel fondo di nuoto, 1500 e 10000, s’è beccato la mononucleosi un mese fa, ed è sinceramente quasi impossibile che possa confermarsi ai livelli più alti a distanza così ravvicinata, perché quella è un’infezione che ti indebolisce e ti toglie energie per un lasso di tempo molto più lungo. La Divina, invece, Federica Pellegrini, il Covid l’ha preso l’anno scorso e dovrebbe averlo ormai gettato alle spalle. Sarà la sua quinta Olimpiade, lei ha già scritto la storia del suo sport e ha vinto tante medaglie da avere un museo a casa sua. Non vuole lasciare senza lasciare il suo segno indelebile: chiederle un altro podio magari è troppo, ma da una così possiamo aspettarci di tutto. Anche dall’Italia possiamo aspettarci di tutto. Nelle ultime tre edizioni (Pechino 2008, Londra 2012, Rio 2016) abbiamo sempre preso 8 ori. Restando però tutte le volte nella top 10 del medagliere, continuando una serie che dura ininterrotta da Atlanta 1996. Riusciremo a restare ancora così in alto?
L’obiettivo della comitiva azzurra: 30 medaglie
Questa volta l’impressione è che otto ori potrebbero non bastare per rimanere ai vertici delle prime dieci nazioni classificate. La speranza è quella di sfondare quota 30, contando anche gli argenti e i bronzi, in modo da avvicinarci a un altro primato, quello dei 36 podi di Los Angeles 1932 e Roma 1960 (avvicinato da Atlanta 1996 con 35 e Sydney 2000 con 34). In una Olimpiade in cui saranno presenti 200 Paesi, noi partecipiamo in forze, con 384 atleti in 36 discipline, un record.
Molte speranze, meno certezze
Speranze di ben figurare ne abbiamo tante. Certezze di vittoria un po’ meno. Probabilmente si poteva puntare qualcosa su Paltrinieri, ma adesso, come detto, è già più difficile. Però qualche altro favorito lo abbiamo portato a Tokio. A cominciare da Filippo Ganna nella cronometro individuale su strada. Poi c’è il canottaggio, dove la nostra tradizione ha radici antiche e profonde con gli Abbagnale e le urla strappagola di Galeazzi: questa volta le nostre speranze si riversano sul 4 di coppia maschile. Altri atleti che sono in grado di raggiungere il gradino più alto del podio sono Manuel Lombardo (judo, 73 chilogrammi), Luigi Busà (karate, 75 kg), Frank Chamizo (lotta libera), Irma Testa (57 kg, bixe femminile) e Jessica Rossi (tiro a volo).
Fiducia nella pallavolo
Abbiamo grande fiducia nella pallavolo, con le ragazze di Davide Mazzanti che presenta la star Paola Egonu. Naturalmente le Olimpiadi sono molte volte un terno al lotto e non è affatto detto che tutti questi cavalieri riescano a compiere l’impresa. Ma gli sport che non dovrebbero tradirci sono la scherma e il nuoto. Nella prima disciplina chi ha più possibilità di centrare il bersaglio pieno sono il fioretto maschile e femminile a squadre. Per il podio, puntiamo su Luca Caratoli (sciabola), Daniele Garozzo (fioretto), Alice Volpi e Arianna Errigo (fioretto), oltre che sulla squadra maschile di spada. Potrebbero ben figurare anche Alessio Foconi, Marco Fichera, Andrea Santarelli e Rossella Flamingo. Dalla piscina seguiamo con grande speranza Gabriele Detti, nei 400 stile libero, e il Settebello di pallanuoto. Ma occhio anche a Margherita Panziera, Simona Quadrella e alla possibile sorpresa di Benedetta Pilato. Poi potrebbero salire sul podio le staffette della 4x100 e 4x200 stile libero femminile.
Come si vede le frecce al nostro arco non sono poche. Nel judo possiamo aggiungere Fabio Basile, che prese l’oro a Rio nella categoria 66 kg e che questa volta gareggia invece nei 73, Christian Parati e Odette Giuffrida. E gli altri sport? Nel ciclismo, una delle prime medaglie da assegnare è quella della medaglia su strada: qui la concorrenza è troppo forte, e noi ci proviamo più con Caruso che con Nibali, anche se il trentenne che ha ben figurato al Giro d’Italia non è uno che di solito sfonda nelle prove in linea. Su pista, per fortuna abbiamo ancora Ganna, per il quartetto dell’inseguimento a squadre. Elisa Longo Borghini ha vinto il bronzo su strada a Rio nel 2016, e speriamo in un altro miracolo. Poi, tornando alla pista, Elia Viviani è la nostra punta: corre Omnium e Americana.
Atletica leggera
Sull’atletica leggera, la Regina delle Olimpiadi, sarebbe meglio non illudersi di centrare qualche oro. Però qualche atleta di rilievo l’abbiamo portato a Tokio. Nei cento metri ci sono Tortu e soprattutto Marcel Jacobs, che potrebbero ben figurare e rendere molto competitiva la 4x100. Diciamo piazzamenti in finale nell’individuale, e una possibile medaglia nella staffetta. Gianmarco Tamberi nel salto in alto potrebbe riservarci qualche buona sorpresa, così come Leonardo Fabbri nel peso. Fra le donne, Antonella Palmisano nella 20 km di marcia. Non è molto, ma nella grande ruota delle Olimpiadi tutto è possibile. Nel bene e nel male.
Serve un miracolo alla Bordin
Si comincia così. Da noi è scoppiata l’estate. E in qualche notte insonne, nella prigione dell’afa, chissà che non ci faccia compagnia un miracolo come quello di Bordin, che rimontava tutti i favoriti della maratona, tutti i giganti degli altipiani, uno a uno, per gridare con il fiatone e il tricolore addosso che anche chi perde sempre può vincere la cosa più grande che c’è, se ci crede. E’ la bellezza dello sport. Godiamoci lo sport, anche contro la maledizione del Covid.