Prima il calcio poi i pugni per difendersi dai pregiudizi: ecco la storia dell'intersex Khelif
La pugile algerina è nata donna e tutta la sua carriera sportiva si è svolta nelle competizioni femminili. Nel marzo 2023 la squalifica nei Mondiali per il tasso troppo elevato di testosterone e lo scontro con l'IBA. E' ambasciatrice dello sport per l'Unicef
Imane Khelif non è una trans, ma una persona intersex. Non è mai stato accertato che abbia cambiato sesso quindi non ci sarebbe stata nessuna transizione ma presenta "variazioni innate nelle caratteristiche del sesso" (cromosomi sessuali, ormoni sessuali, genitali esterni o le componenti interne dell'apparato riproduttivo). Ha iniziato a giocare a calcio poi è passata alla boxe e ha fatto il suo percorso sportivo in un Paese, l'Algeria, dove sia la transessualità che l'omosessualità sono un reato. "Lei è nata donna. Ha solo un problema di livello alto di testosterone", ha spiegato Vladimir Luxuria. Proprio per il tasso troppo elevato di testosterone è stata squalificata prima della finale dei Mondiali a Nuova Dheli nel 2023.
Dal calcio alla boxe per difendersi dai pregiudizi
Imane ha 25 anni ed è nata e cresciuta nel piccolo villaggio algerino di Tiaret. Ha iniziato a giocare a calcio poi ha imparato a boxare per difendersi dai suoi coetanei che la bullizzavano (ha riferito a The National). Il pugilato è diventato la sua vita, ma non è stato facile in un paese in cui l'apertura dello sport alle donne non è stata ancora accettata del tutto. E i primi a osteggiare la passione di Imane sono stati i familiari di Khelif. La giovane consegnava il cous cous della mamma per pagarsi i soldi per gli allenamenti. "Ho cominciato con niente e ora ho tutto, anche i miei genitori sono contenti e adesso sono i miei primi tifosi". La pugile ha cominciato i tornei di boxe a 19 anni, arrivando ai Mondiali dilettanti femminili nel 2019 a Ulan-Udė e rappresentando l'Algeria alle Olimpiadi estive di Tokyo 2020. Ha vinto l’argento mondiale nel 2022 a Istanbul, e le medaglie d'oro ai Giochi del Mediterraneo di Orano e ai Campionati africani a Maputo.
La squalifica e lo scontro con l'IBA
Nel marzo 2023 è arrivata la squalifica ai Mondiali. L'atleta algerina è stata squalificata dalla competizione organizzata dall'International Boxing Association, che non è riconosciuta dal CIO, perché i test avrebbero evidenziato un livello eccessivo di testosterone e la presenza di cromosomi maschili nel Dna. La pugile ha accusato l'IBA di aver cospirato per impedire la vittoria di una atleta algerina. Il presidente IBA, Umar Kremlev, ha denunciato il tentativo di "ingannare le altre atlete fingendo di essere donne" (riferendosi anche all boxer di Taiwan, Lin Yu‑ting di Taiwan). Khelif ha inizialmente presentato ricorso contro la decisione al Tas, ma poi lo ha ritirato durante il processo. Per questo motivo la decisione dell'Iba è divenuta legalmente vincolante.
Ambasciatrice dello sport per l'Unicef
Khelif è stata nominata dall'Unicef come ambasciatrice dello sport per l'aiuto ai bimbi. "Non lasciate che gli ostacoli fermino la vostra strada, resistete agli ostacoli e superateli - ha detto prima delle Olimpiadi di Parigi -. Oggi il mio sogno è di vincere la medaglia d'oro, se vincessi i miei genitori vedrebbero i grandi passi di una strada sportiva che ho cominciato da bambina. In particolare voglio stimolare le ragazze e i bambini che sono svantaggiati in Algeria quando iniziano a praticare uno sport".