Buffon: "Mi hanno fatto il funerale ma non c'era nessuno"
Il capitano della Juve grande protagonista in Champions contro il Lione: "Non ho bisogno di sentire la spocchia degli altri, che mi mancano di rispetto"
La sua partita più difficile l'ha vinta qualche anno fa affrontando, da uomo vero, la depressione. Per questo motivo, archiviata quella che lui stesso ha definito "la miglior parata della mia vita", Gigi Buffon oggi affronta con un misto di rabbia e ironia le critiche per qualche errore di troppo e risponde con le prestazioni sul campo. Dopo le responsabilità sul gol della Spagna contro l'Italia davanti al pubblico del "suo" Juventus Stadium e poi un altro errore in campionato contro l'Udinese, Gigi Buffon ha deciso di ricordare a tutti che a giugno era stato eletto il "miglior portiere dell'Europeo". L'ha fatto in Champions League contro il Lione con un rigore parato a Lacazette e spettacolari parate. Chiusa la pratica con i francesi grazie alla rete di Cuadrado, il capitano si è tolto qualche sassolino dalla scarpa.
"Al funerale non c'è nessuno, che vadano al funerale"
"Al funerale non c'è nessuno, che vadano al funerale", ha replicato Buffon a chi l'aveva dato per "morto" dopo i due errori. "Io sono molto autocritico e non ho bisogno di sentire la spocchia degli altri, che mancano di rispetto alla carriera e allo spessore di una persona - ha aggiunto Buffon -. Ho sentito tante stupidate su di me, una sola cosa giusta: 'da Buffon pretendo di più'".
"Per arrivare in fondo bisogna migliorare"
La Juve va avanti e con merito: 7 punti in tre partite, vetta del girone H in compagnia del Siviglia e soprattutto 5 gol fatti e 0 subiti. A Lione ha vinto nonostante il rigore contro e l'espulsione di Lemina. "Paradossalmente, in inferiorità numerica, siamo stati più squadra, ci siamo compattati. Lo spirito è buono - ha detto Buffon - ma per arrivare in fondo bisogna migliorare perché abbiamo dei margini e potremo ritagliarci un ruolo da protagonisti". Il carattere lo ha mostrato anche il capitano: "Non ho esultato durante le parate? Eravamo in inferiorità e non potevo disperdere energie inutili: dovevo rimanere ben focalizzato su quello che succedeva in campo, lo dovevo ai miei compagni, alla società e ai tifosi".