Ormai la storia è diventata sempre la stessa: Ale Galan e Federico Chingotto ci provano, ci riprovano, ci provano ancora, ma per i due la rivalità contro i numeri uno del mondo Arturo Coello e Agustin Tapia è rimasta ferma alla doppietta italiana della scorsa estate, coi successi in finale prima al Major del Foro Italico e poi nel P2 di Genova. Da allora tutto è tornato alla regolarità di sempre, con una lunghissima serie di successi dei più forti che hanno appena aggiornato la lista a Doha, prendendosi in Qatar il primo Major della nuova stagione Premier Padel. L’avevano già vinto nel 2024 e hanno fatto il bis, al termine di un torneo iniziato con qualche interrogativo (vedi le due sconfitte premature fra Miami e Santiago del Cile, oppure le incognite per le condizioni fisiche dell’argentino) e finito con Arturo e Agus sorridenti al centro del campo, e poi sul gradino alto del podio col trofeo fra le mani.
Il messaggio è fin troppo chiaro: quando conta davvero, vincono loro, come dice il nome stampato nell’albo d’oro di sei degli ultimi sette Major. Proprio quella dello scorso anno a Roma è stata la sola sconfitta nei quattro tornei più grandi del mondo, in un cammino insostenibile per tutti e ribadito al Khalifa International Tennis & Squash Complex, dove i due leader del ranking hanno vinto cinque partite senza cedere un set, trovandosi costretti al tie-break in una unica occasione.
È stata nel primo parziale della finale, iniziato in salita (con un break di vantaggio per Galan/Chingotto) ma poi ripreso e chiuso per 7-4 in un tie-break deciso dai millimetri. Vinto quello, è iniziata la rapida e comoda discesa verso il titolo, fino al 7-6 6-2 in 81 minuti che li ha incoronati per l’ennesima volta. Quando sono al top non ce n’è per nessuno, quando non lo sono riescono comunque a vincere o arrivare in fondo. Avvicinarli sembra sempre più difficile.
Mentre la finale maschile in Qatar ha premiato la coppia numero 1 del mondo a segno contro la numero 2, la precedente finale femminile è andata all’opposto: era la quarta di quest’anno che metteva di fronte le coppie Sanchez/Josemaria e Brea/Triay, e ancora una volta hanno vinto le outsider, già capaci di prendersi i titoli a Gijon e Miami (oltre che a Cancun), col sospetto che ce l’avessero fatta anche a Santiago del Cile se la sfida non fosse stata sospesa – e mai ripresa – causa pioggia. Si è capito in Qatar, dove nell’occasione più importante è arrivata l’ennesima vittoria e stavolta addirittura in due set, a differenza delle tre precedenti finali che si erano protratte al terzo.
Merito di una Delfi (al primo successo in un Major) e di una Gemma che da inizio stagione stanno tenendo un ritmo incredibile, ma anche colpa dei troppi errori delle numero uno apparse poco ispirate, come se la consapevolezza di trovarsi – per la prima volta sul serio – di fronte a una coppia che ha tutto per scippare loro la vetta della classifica sia diventato un peso difficile da reggere persino per loro. Così, con un doppio 6-4 è uscita una delle sconfitte più dolorose da quando Ari e Paula hanno unito i loro cammini professionali, vincendo tutto o quasi per almeno tre stagioni.
Ora come ora, la classifica dà ancora ragione a loro ma tutto il resto no, perché Gemma e Delfi hanno già collezionato quattro titoli nei cinque tornei terminati, ma soprattutto sembrano aver raggiunto un livello – di gioco, intesa ed entusiasmo – superiore a quello delle due spagnole. In passato nei Major erano sempre riuscite a superare le difficoltà e trovare la chiave per vincere, mentre stavolta non ce l’hanno fatta e questo k.o. promette di aprire nuovi scenari. A loro non piacerà, ma dopo anni senza storia il circuito ne beneficerà.