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Il “canguro” Djokovic chiede strada al debuttante Karatsev

di SuperTennis   
Il “canguro” Djokovic chiede strada al debuttante Karatsev

Sceglie il suo primo finalista il tabellone maschile degli Australian Open. Il Day 11 a Melbourne Park, finalmente con le porte riaperte al pubblico, con metà capienza (7.477 spettatori ammessi sulla Rod Laver Arena), manda dunque in scena l’inedito testa a testa fra Novak Djokovic, un habituée di queste sfide - nona volta in semifinale in 17 partecipazioni a questo torneo, 39esima complessiva negli Slam – e la rivelazione Aslan Karatsev, il russo che promosso dalle qualificazioni ha saputo spingersi fino al penultimo atto, il primo giocatore nell'Era Open a riuscirci all’esordio Slam.

Venerdì sarà poi la volta del confronto nella parte bassa del draw fra Daniil Medvedev - per la terza volta nell'Era Open la Russia ha due suoi tennisti in semifinale in uno Slam: era già accaduto agli US Open 2001 (Kafelnikov e Safin) e US Open 2006 (Davydenko e Youzhny) - e Stefanos Tsitsipas: il 25enne di Mosca e il 22enne di Atene inseguono entrambi la prima finale Down Under.  


(1) Novak Djokovic c. (q) Aslan Karatsev

Dopo aver superato quota 300 vittorie negli Slam in carriera (secondo giocatore all-time a riuscirci dopo Roger Federer), il numero uno del mondo e trionfatore delle ultime due edizioni a Melbourne mette nel mirino la nona finale su questi campi in 17 partecipazioni (la 28esima complessiva nei Major sui 63 disputati).

Del resto, proprio il desiderio di alzare per la nona volta il trofeo australiano (diventerebbe il secondo giocatore a vincere uno stesso Slam così tante volte dopo Rafa Nadal che ha trionfato in tredici occasioni al Roland Garros) ha dato a Djokovic la forza per sopportare il dolore per l’infortunio addominale al fianco destro accusato al terzo turno contro Taylor Fritz e scongiurare l’idea del ritiro.

I cinque set lasciati per strada nei cinque incontri fin qui disputati dal 33enne di Belgrado sono il numero più alto di set persi da Nole per giungere in semifinale in uno Slam.


Non ci sono precedenti con il 27enne russo, nato a Vladikavkaz, sul Caucaso, e a 3 anni trasferitosi con la famiglia in Israele, a Tel Aviv, per poi successivamente spostarsi nel suo percorso tennistico in vari Paesi (Germania, Spagna e Bielorussia, a Minsk, dove da tre anni si allena con l’attuale coach Yahor Yatsy).

Karatsev, numero 114 ATP a inizio torneo, alla sua prima partecipazione al tabellone principale di uno Slam dopo aver superato le qualificazioni disputate in via eccezionale quest’anno a Doha, dopo aver fatto parte del team russo che ha conquistato l’ATP Cup venendo schierato in doppio, sta vivendo una splendida favola.


Prima dell’appuntamento australiano aveva vinto appena 3 match nel circuito maggiore in carriera, a Melbourne ha messo in fila Gianluca Mager, Egor Gerasimov, un top ten come Diego Schwartzman e due top 20 quali Felix Auger-Aliassime e Grigor Dimitrov, diventando il quinto qualificato a raggiungere il penultimo atto di uno Slam nell’Era Open, appena il secondo Down Under.

Un exploit che gli consentirà un balzo significativo in classifica, fino a portarlo a ridosso dei primi quaranta del mondo (è virtualmente numero 42 ATP).
Una bella rivincita personale dopo il grave  infortunio al ginocchio patito nel 2017, che lo aveva costretto ai sei mesi di stop, facendolo precipitare al numero 764 del ranking.


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