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Riecco i match in casa, riecco lo spirito della vecchia Davis

di SuperTennis   
Riecco i match in casa, riecco lo spirito della vecchia Davis

Bentornata: cara, vecchia, Coppa Davis. Aspettando quarti, semifinali e finale 2025 che si terranno a Bologna il 18-23 novembre e poi ancora in Italia almeno fino al 2027, con gli azzurri campioni nelle ultime due edizioni già sicuri partecipanti come Paese ospitante, è bastato recuperare almeno parzialmente la formula tradizionale per avere subito un primo turno di qualificazioni scoppiettante. Riproponendo gli incontri davanti al proprio pubblico la Coppa ha infatti recuperato istantaneamente uno degli ingredienti principali del successo della manifestazione a squadre più famosa dello sport, nata nel 1900, e quell’entusiastica partecipazione dei protagonisti che sembrava sfumata. In attesa del secondo turno del 12-14 settembre. 

DELUSIONE BIG
Dopo la prima prova stagionale dello Slam, in Australia, la settimana di Coppa ha rivisto all’opera due nomi di spicco, come il norvegese Casper Ruud e il danese Holger Rune, con alterne fortune. Ruud, davanti alla sua gente di Oslo, sul veloce indoor che avrebbe dovuto mettere in maggiore difficoltà gli ospiti d’Argentina, non è bastato coi due netti successi in singolare contro Navone ed Etcheverry. 


Il numero 2 norvegese, il 18enne Nikolai Budkov Kjar, campione l’anno scorso fra gli juniores in singolare a Wimbledon e finalista in doppio al Roland Garros, da appena 506 ATP, si è infatti arreso, sia pur lottando nei duelli individuali contro i due sudamericani.

Così, il doppio di specialisti ospiti, Molteni-Zeballos, ha fatto la differenza. Con Navone autore del definitivo 3-2 che ha esultato, travolto dall’emozione dopo la rimonta da 0-3 del terzo set contro il giovane avversario: “Che straordinaria sensazione, voglio tenermela dentro per tutta la vita. Quand’ero sotto, il capitano (l’esordiente Javier Frana) ha continuato ad incitarmi. 'Credici, credici, credici'. E ci ho creduto: sul 5-4 ho giocato in modo incredibile”.


STORICA RIMONTA
Davis incubo per il 21enne Holger Rune nella sua Copenhagen, indoor, col derby di singolare perso contro un altro rappresentante del 2003, Hamad Medjedovic, pupillo di Novak Djokovic tutto potenza ed alti e bassi che pure per classifica ed esperienza è molto lontano (numero 12 contro 94) dall’ex rivale diretto junior di Carlos Alcaraz, oggi in crisi di risultati e di fiducia, travolto da una involuzione tecnica senza fine. Al di là delle promesse del “Nuovo Connors” ancora alla ricerca del coach ideale: “Ho sempre avuto fiducia in me stesso, ma nell’ultimo anno e mezzo non ho lavorato duramente come avrei dovuto. Ora lo sto facendo e spero che i frutti arrivino. Senza i miglioramenti di tennis, fisico e testa su cui sto lavorando, il salto non avverrà. Tutti possono dire di voler vincere un Grande Slam, ma bisogna lavorare per ottenerlo ed è quello che sto facendo”. 


Poi, però, sullo 0-2 davanti al suo pubblico, Rune si riscatta aggiudicandosi il doppio insieme ad Ingildsen e poi battendo Kecmanovic, agganciando così la Serbia sull’imprevedibile. Dopo di che nel derby fra gli altri 21enni, Elmer Moeller, appena 149 del mondo, pur sofferente per crampi, si appropria di una rimonta storica battendo il ben più quotato Medjedovic, partendo addirittura da 1-6, firmando così il 3-2 che promuove la Danimarca al secondo turno di settembre. Per il numero 1 serbo è una brutta battuta d’arresto: ha sentito proprio il ruolo di favorito nella partita in cui aveva tutto da perdere ed è crollato.


PROPHETA IN PATRIA
Dopo tanti problemi fisici e troppi stop, Kei Nishikori si prende un’immensa e meritatissima soddisfazione proprio in Coppa Davis firmando davanti alla sua gente, sul veloce indoor di Miki, il 3-2 decisivo contro la Gran Bretagna. Dopo la troppo netta sconfitta contro Jacob Fearnley, sotto 1-2 dopo il prevedibile successo del doppio ospite Salisbury/Skupski, il 35enne, ex 4 del mondo del 2015, oggi 76 ATP, ha perfezionato il salvifico successo di Nishioka su Fearnley dominando Billy Harris. “La Coppa vale tantissimo, giocare per il proprio Paese equivale a più divertimento ma anche più pressione. Epperò per me è sempre un onore mettermi a disposizione della squadra. Non tutti possono giocare questa gara. All’inizio, ricordo che ero molto nervoso, con gli anni sono migliorato: mentalmente, la Davis rende più forti”. 

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